A word for each of us: tre giovani artisti transilvani e la voglia di rinnovare il modo di fare arte

Cosa ci si aspetta di trovare girando per le caratteristiche stradine di Roma, traboccante di visitatori, in una calda giornata di fine aprile cercando refrigerio sotto gli alti platani sul Lungotevere, magari con Castel Sant’Angelo come punto di riferimento?
Forse è quello che i tre giovani artisti transilvani Dragoş Bădiţă, Răzvan Botiş e Tincuța Marin sperano che si chieda un attento osservatore che passi dinanzi la porta trasparente della galleria Richter Fine Art che ospita diverse delle loro opere più rappresentative.
Questa seconda collettiva della stagione, dal titolo “A word for each of us”, si mantiene in linea con la ricerca portata avanti dalla stessa galleria attorno al linguaggio figurativo degli artisti romeni della Şcoala de la Cluj che sta acquistando notevole spazio in ambito artistico anche per il caratteristico approccio alla pittura e all’insegnamento, unicum nel panorama internazionale.
Difatti questi pittori, nati tra il 1984 e il 1995, si sono formati nell’Universitatea de Artă și Design din Cluj-Napoca (UAD), che prima di loro ha formato talenti del calibro di Victor Man (1974), Adrian Ghenie (1977), Mircea Cantor (1977) ed altri, celebrati dalla critica ed apprezzati soprattutto dai mercati nordeuropei.
A detta dello stesso gallerista, Tommaso Richter, che ci ha ospitato e si è mostrato ben disposto a rispondere alle nostre domande, il clima culturale della città di Cluj è molto energico, unendo ad istituzioni dall’alto valore culturale come musei e teatri anche luoghi di produzione artistica legata al territorio, quali ad esempio la Galeria Sabot, la Blue Air e la Fabrica de Pensule.
Tornando invece alla mostra la selezione di questi tre artisti si basa sulla loro capacità di delineare la pluralità di un paese, la Romania, il cui legame con Roma ha radici storiche profonde, dove la partecipazione collettiva avverte l’importanza della singolarità.
Nelle opere di Dragoş Bădiţă (Horezu, 1987), il più maturo dei tre, è evidente il richiamo ad alcuni tratti della pittura di Magritte, ma più importante è come riesca a distaccarsene incentrando il proprio interesse sui limiti della comprensione dei mondi interiori degli altri e sull’inevitabilità della decadenza.

Photo credits Giorgio Benni
Tema centrale delle opere di Răzvan Botiş (Brasov, 1984) è invece la cupezza del capitalismo, la corruzione planetaria e la libertà condizionata dal potere, tutto descritto con pennellate veloci e facendo uso della tecnica di esportazione di colore. La tonalità blu regna sovrana dando all’osservatore un senso di solitudine distaccata e di alienazione.

Photo credits Giorgio Benni
Ultima non per importanza troviamo la giovanissima Tincuța Marin (Galati, 1995) che ama manipolare la quotidianità destrutturalizzandola e ricomponendola fino a creare quella che Antonello Tolve definisce “favola per adulti”, dove la deformazione trasporta l’osservatore in un mondo cupo ed ansioso. Lo stesso Tolve propone inoltre un interessante collegamento tra il processo creativo di Tincuța ed il Magister Ludi pensato da Hermann Hesse.

Questo è sicuramente un evento da non perdere per conoscere tre giovani artisti emergenti, per comprendere il clima culturale di un luogo oggi facilmente raggiungibile, ma soprattutto per percepire gli influssi di una regione che prova a rinnovare il modo di fare arte, lontano dal consolidato modello accademico, dove i giovani si mettono in gioco ed osservandosi crescono insieme ed attuano una propria selezione naturale.
Titolo: A word for each of us
Luogo: galleria Richter Fine Art, vicolo del Curato, 3 – Roma
Durata mostra: 17 aprile – 25 maggio 2018
Orari: da mercoledì 18 aprile a venerdì 25 maggio: dalle 13.00 alle 19.00 dal martedì al sabato
Costo: Ingresso gratuito