Ancora rappresaglie in Siria

di Giuseppe Savo
In Siria non cessa l’uso della violenza contro i civili.
Stamattina le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco contro dei manifestanti che si erano radunati nei pressi della moschea Nuri di Homs. Quest’azione segue quella della notte scorsa quando, in un rastrellamento nei sobborghi della città di Damasco, la polizia ha imprigionato centinaia di cittadini, accusati di essere oppositori del regime. Nell’operazione sono state arrestate oltre 300 persone, anche se fortunatamente in questo caso non si sono registrate vittime.
Intanto la città di Daraa, assediata dalle forze dell’ordine da più di 10 giorni, sembra essere ritornata ad una condizione di normalità. Le truppe governative hanno iniziato un ritiro graduale, dopo aver represso numerose manifestazioni ed aver arrestato i leader del movimento anti- regime.
Si calcola che ci siano stati in questi 10 giorni di scontri oltre 100 morti, migliaia di feriti e che siano stati imprigionati quasi 3000 cittadini, etichettati come terroristi dal governo siriano.
La comunità internazionale è sempre più attenta riguardo i fatti che si stanno susseguendo in Siria.
Il Ministro degli Esteri Frattini, durante un incontro tenuto ieri a Roma con Hilary Clinton, si è detto dispiaciuto per quanto accaduto, e ha auspicato l’avvio di un dialogo tra il governo ed i leader della protesta. Nella speranza che una nuova fase di negoziati possa portare ad una stagione di riforme in grado di porre fine all’uso della violenza. Ribadendo infine come l’atteggiamento tenuto finora dal governo siriano porterà sicuramente a delle sanzioni da parte della comunità internazionale.