Brescia, ergastolo per il padre che bruciò vivi i figli

BRESCIA — Pasquale Iacovone è stato condannato all’ergastolo con rito abbreviato dal tribunale di Brescia, colpevole di aver ucciso i suoi due figli di otto e dodici anni. Iacovone, detenuto nel carcere di Opera, non era presente alla lettura della sentenza; in aula invece Erica Patti, la madre dei due fratellini barbaramente uccisi, che tra le lacrime dice: «La condanna all’ergastolo era il minimo che potesse avere. Non posso essere felice però, perché nessuno mi restituisce i miei bambini».
Il fatto risale al luglio 2013, a Ono San Pietro, una piccola frazione della Valcamonica. Il padre ha prima soffocato Davide e Andrea, poi ha dato alle fiamme i figli appiccando un incendio all’abitazione dove stavano trascorrendo alcuni giorni insieme. Il movente quella separazione dalla moglie mai accettata, una vendetta più volte annunciata: «Nessuno mi ha ascoltata, nessuno mi ha aperto le porte, nessuno ha raccolto il mio grido», spiega Erica che per ben dieci volte aveva sporto denuncia per stalking verso l’uomo che continuava a perseguitarla con minacce telefoniche e via SMS. Quel «ti ammazzo i figli» che da minaccia è diventata cruda realtà. Nel frattempo è stata anche patteggiata una condanna di due anni e quattro mesi proprio per l’accusa di stalking nei confronti dell’ex moglie.
Oggi «un po’ di giustizia» è stata fatta, una giustizia però amara che non riporta indietro i due bambini uccisi, dei quali rimane solo una tomba sulla quale andare a piangere.
L’avvocato Gerardo Milani, legale di Iacovone, aveva chiesto una revisione della perizia psichiatrica che aveva stabilito la capacità di intendere e volere dell’uomo al momento del fatto, richiesta respinta dai giudici del tribunale di Brescia che, oltre all’ergastolo, hanno condannato Iacovone al risarcimento nei confronti dell’ex moglie e degli ex suoceri, con «il pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e ottocentomila euro».
Paola Mattavelli
20 dicembre 2014