La Cassazione smonta un altro pezzo della legge 40 sulla fecondazione assistita. Cosa è cambiato?

La legge.
La legge 40 del 2004 è la legge sulla procreazione assistita. Vieta il ricorso a un donatore esterno alla coppia di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta, ovvero la “fecondazione eterologa”, proibisce inoltre l’eugenetica e la crioconservazione degli embrioni. È riservata esclusivamente alle coppie eterosessuali e sterili (escludendo, ad esempio, quelle con malattie genetiche).
L’iter della legge è stato complesso e il testo è stato rimaneggiato nel corso di due anni prima della sua approvazione definitiva, sotto il governo Berlusconi.
Prima della legge 40, la fecondazione eterologa era piuttosto diffusa e spesso il nostro paese accoglieva coppie dall’estero; all’inizio per i donatori –sottoposti a numerosi controlli- era previsto un rimborso di 50.000 lire, poi revocato dall’allora ministro della salute Rosi Bindi. Nonostante ciò le donazioni continuarono comunque e coprivano la domanda delle coppie sterili. A questo proposito Andrea Borini, ginecologo e presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (Sifes), commenta: «In questo settore l’Italia era all’avanguardia, ed erano gli stranieri che si rivolgevano a noi per la donazione di gameti».
Nel 2005 ci fu un referendum per abrogare la legge, promosso dai Radicali Italiani e diviso in quattro quesiti, ma non raggiunse il quorum.
Attualmente, chi vuole fare ricorso alla fecondazione eterologa è costretto ad andare all’estero.
Le sentenze.
La legge 40 è stata smontata pezzo per pezzo da trenta sentenze, dalla sua approvazione a oggi. Sono stati giudicati illegittimi i commi che prevedevano un limite alla produzione di embrioni, l’obbligo a un unico impianto e il divieto alla diagnosi pre-impianto. Anche la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo si è mossa contro questa legge giudicandola incompatibile con l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, quello riguardante il diritto di ciascun cittadino al rispetto della sua vita privata e familiare.
La Corte europea aveva anche segnalato la contraddittorietà della legge 40 con la 194, quella sull’aborto. La legge 194 infatti permette l’aborto nei casi di anomalie e malformazioni del concepito, la legge 40 –non permettendo la diagnosi pre-impianto- costringerebbe a impiantare comunque l’embrione e, eventualmente, rimuoverlo. Un iter straziante e doloroso che dovrebbe, nelle intenzioni della legge 40, prevenire l’eugenetica ma che, di fatto, costringe le coppie portatrici sane di gravi patologie (come la fibrosi cistica) a mettere a rischio la salute del feto.
L’ultima sentenza sulla legge 40 l’ha data l’8 aprile la Corte Costituzionale dichiarando illegittimo il divieto riguardante la fecondazione eterologa. Riguardo a questa sentenza il ministro della Salute Lorenzin ha commentato: « L’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti. Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare »
I contrari.
Eugenia Roccella (Ncd) commenta: «La sentenza di oggi non è una soluzione per le coppie ma apre nuovi gravi problemi che la legge 40, una legge equilibrata che aveva dato buoni risultati, aveva finora evitato» aggiungendo che presenterà una proposta di legge per far fronte alle questioni rimaste ancora aperte.
Preoccupazione per Paola Binetti (Udc) che dichiara: «La famiglia subisce un ulteriore grave attacco. Invece di applicare una legge evidenziando la modernità della proposta anche in termini di sviluppo tecnico-scientifico, invece di garantire il diritto del bambino ad avere una famiglia in cui è chiaro chi siano suo padre e sua madre, i giudici ne hanno smontato l’assetto ignorando i diritti del concepito».
Sulla stessa linea si esprimono associazioni come Scienza&Vita e la Pontificia Accademia della Vita, il cui Cancelliere, Monsignor Pegoraro, afferma: «La possibilità che ci sia una terza figura, spesso maschile, quindi una distinzione tra paternità biologica e una affettiva e sociale nella stessa coppia crea dei problemi».
I favorevoli.
L’Associazione Luca Coscioni, che ha seguito le coppie che si sono rivolte alla Corte sotto il profilo giuridico, è soddisfatta della sentenza e commenta: « Garanzie per i nati e per le coppie.».
«Una vittoria della civiltà» secondo l‘Arcigay, mentre Barbara Pollastrini (Pd) afferma: «È il colpo definitivo a una legge, confusa, inapplicabile e disumana», favorevole anche Nichi Vendola che però rimane scettico sulla possibilità di una legiferazione più efficiente da parte del governo attuale. Plauso anche del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina (Pd): « Sentenza storica e significativa».
Per molte coppie poi, che magari non possono permettersi un viaggio all’estero o che sono reduci da lunghissime battaglie legali, finalmente si apre la possibilità di veder riconosciuto i propri diritti.
Eliana Rizzi
10 aprile 2014