“Dafne” uscirà nelle sale il 21 Marzo, in occasione della “Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down”. Il secondo lungometraggio di Federico Bondi racconta la storia e la forza di Dafne, una ragazza di trentacinque anni affetta dalla sindrome di down. Dafne vive con i suoi genitori, Luigi e Maria, ha una vita serena, equilibrata e ricca di impegni. Lavora ad un supermercato dove tutti le vogliono bene, ha molte amiche, frequenta l’associazione con altri ragazzi, aiuta la mamma in tutte le faccende di casa. Durante una vacanza in campeggio, proprio ad inizio film, Maria muore. Il lutto per la scomparsa sconvolge terribilmente Dafne e Luigi, rimasti, entrambi, di fatto, senza il loro punto di riferimento. Ci vorranno dei giorni perché si possa elaborare il lutto, dopo una serie di scene silenziose o con il sottofondo di Dafne che piange. La reazione di Luigi è diversa, si ritrova in una condizione di spaesamento vicina a sfociare nella depressione.
Luigi non lavora, dorme anche durante il giorno; accusa tremolio alle mani e sembra come se fatichi a stare con altre persone. Al contrario gli sfoghi di Dafne la portano a reagire. Dafne è piena di vita. Torna a lavorare, a fare quel lavoro che le piace tantissimo, specialmente “quando crea dal nulla le etichette”. Tra tutti i colleghi che la hanno accolta con un affetto indescrivibile, c’è una ragazza nuova, Camilla, che la sostiene in maniera più intima in questo momento delicato. Sebbene Dafne abbia, per quanto sia possibile sempre a chiunque, superato la morte di sua madre, è nervosa perché percepisce le difficoltà del padre, che a sua volta accontenta la figlia nelle sue richieste ma non ha la forza per fuggire all’estenuazione. Quel senso di abbattimento proviene, forse, anche dal confronto con Dafne, che, nonostante i suoi dolori interiori, ha trovato qualcosa a cui aggrapparsi, che è la vita stessa.
La grandezza della ragazza sta nella sensibilità del suo animo, che fa di tutto per scuotere il padre. Lo convince a fare tre giorni di trekking, di passeggiate trai boschi per raggiungere il paese natale di Maria. Durante tutto questo viaggio Luigi sembra ricevere da Dafne l’energia per vivere e la ragazza, invece, sembra capire quali sono i problemi del padre e il modo in cui affrontarli. Il cammino sarà superare i propri limiti. Tutto si concluderà con Dafne che svela al padre un segreto, un segreto che è in sostanza un regalo, costruendo un immagine estremamente poetica.
Come ha affermato lo stesso regista, l’intenzione di scrivere e mettere in scena “Dafne” nasce da un’immagine-emozione che colpì profondamente lui stesso. Bondi racconta che era alla fermata dell’autobus quando vide un padre abbastanza anziano e una figli affetta dalla sindrome di down tenersi per mano. “Sembravano due superstiti”, dichiara lo stesso regista. Due supersiti della vita probabilmente, come lo sono Dafne e Luigi. E’ un film che anche se fonda la propria narrazione su un evento luttuoso ma parla della vita e c’induce ad apprezzarla per le piccole cose.
La pellicola non è certamente leggera, almeno inizialmente: sembrano non esserci sbocchi. Ma piano piano si delinea più nettamente la figura di Dafne, che rappresenta la straordinarietà delle persone che sono affette dalla sindrome di down, ragazzi e ragazze solari, umani e trasparenti. E’ dalla descrizione di Dafne e della sua psicologia che nasce il piacere del film. L’epilogo della vicenda contribuisce molto all’immagine che il regista vuole darci delle persone affette dalla sindrome di down. Carolina Raspanti interpreta perfettamente il ruolo della ragazza; oltre a dominare negli episodi drammatici, si presta molto bene all’ironia, quella comicità buffa che ci regalano spontaneamente le persone affette dalla sindrome di down. Nel complesso il film è un serio momento riflessivo forse anche troppo per lo svolgimento della pellicola, ma ci apre un sguardo più profondo sulla condizione di chi è come Dafne
VOTO 7
TITOLO Dafne
GENERE Drammatico
PRODUZIONE Vivo Film, Rai Cinema, con il sostegno della regione Toscana, della regione Lazio, Unicoop Firenze
REGIA Federico Bondi
SCENEGGIATURA Federico Bondi
SCENOGRAFIA Cristina Del Zotto, Alessandra Mura
FOTOGRAFIA Piero Basso
MONTAGGIO Stefano Cravero
CAST Carolina Raspanti, Antonio Piovanelli, Stefania Casi