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Sono i primi anni ’80, San Pietroburgo si chiamava ancora Leningrado e in televisione ogni giorno Breznev parlava alla nazione, dall’altra parte della cortina di ferro la musica viveva uno dei suoi periodi di massimo splendore, pochi anni prima i Sex Pistols e i Clash avevano creato una rottura epocale dando vita al Punk Rock e a Berlino Ovest David Bowie, Iggy Pop e Lou Reed sfornavano un capolavoro dopo l’altro mentre la New Wave avanzava. Tutto questo veniva vissuto di rimbalzo da un gruppo di ragazzi dell’Unione Sovietica che nei testi di quelle canzoni trovavano se stessi esattamente come quei ragazzi che si stavano scatenando dall’altra parte del mondo. Il desiderio di ribellarsi all’autorità era lo stesso, la voglia di creare arte e poesia era la stessa, dove il muro divideva la musica univa.
Summer di Kirill Serebernnikov racconta questa storia, presentato all’ultimo festival di Cannes in concorso nella selezione ufficiale per la Palma d’oro, finito da montare dal regista mentre si trovava agli arresti domiciliari e in uscita nelle sale italiane dal 15 novembre distribuito da I Wonder Pictures.
La pellicola racconta la vita dei due personaggi più influenti della storia del rock russo, Mike Naumenko, leader degli Zoopark e il più giovane Viktor Tsoi, frontman dei Kino.
Quello che si presenta come un biopic di stampo musicale si rivela subito essere qualcosa di più, un film con tutte le carte in regola per diventare un cult. Girato quasi interamente in bianco e nero “dal momento che la nozione di colore è apparsa solo più tardi nell’immaginario collettivo russo”, come ha spiegato il regista, il film è una cavalcata sfrenata nella storia guidata da ottimi movimenti di camera e da buonissimi piano sequenza.
Tutto inizia da un’estate, una spiaggia, chitarre e alcool, il veterano del rock Mike prende sotto la sua ala il giovane Viktor diventandone una sorta di mentore, in mezzo a loro Natasha, la moglie di Mike che finirà dentro un triangolo amoroso delicato e toccante. A circondarli una serie di pazzi, punk, sognatori che si districano tra concerti sempre troppo controllati e l’ostilità di un’opinione pubblica che non capisce che alla fine i Sex Pistols non sono altro che lavoratori, che rappresentano la classe operaia. Proprio dall’incontro e dallo scontro con la società nascono le scene più belle del film, quelle che non sono mai accadute realmente, dove la pellicola si trasforma quasi in un videoclip e i protagonisti cantano a squarciagola “Psycho Killer” dei Talking Heads nel treno dopo un pestaggio della polizia politica o quando una signora russa in tram canta “The Passenger” di Iggy Pop. I riferimenti musicali inseriti sono impeccabili, da Blondie a Marc Boland, anche la colonna sonora è perfetta e raggiunge il suo apice con “All the Young Dudes” scritta da Bowie per Mott the Hopple e manifesto assoluto del Glam Rock, perché “di cosa te ne fai di una televisione quando hai i tuoi T-Rex?”.
“All the young dudes carry the news”, quei giovani ragazzi erano loro e quello era il loro momento.
VOTO: 8.5
Dati tecnici SUMMER
TITOLO ORIGINALE: Leto
DISTRIBUZIONE: I Wonder Pictures
USCITA ITALIANA: 15 novembre 2018
DURATA: 126 minuti
PAESE e ANNO: Russia, 2018
GENERE: Biopic
REGIA: Kirill Serebrennikov
SCENEGGIATURA: Lily Idov, Michael Idov, Kirill Serebrennikov
FOTOGRAFIA: Vladislav Opelyants
CAST: Teo Yoo, Roman Bilyk, Irina Starshenbaum