Maze Runner: La Rivelazione | Finalmente la luce

Dopo un anno di tribolazioni, che hanno interessato non solo gli appassionati della saga cinematografica, ma anche e soprattutto gli attori coinvolti nella realizzazione della fortunata trilogia futuristica, ecco che si leva il sipario sul capitolo conclusivo di una delle più riuscite e stimate saghe cinematografiche di stampo fantascientifico dell’ultimo decennio. Maze Runner, lo ricordiamo, nasce dall’audace e visionaria penna di James Dashner, che nel 2011 diede alla luce il capitolo finale di una serie che ha appassionato giovani lettori e amanti del genere in tutto il pianeta. In concomitanza con l’opera letteraria il regista Wes Ball trovò la usa Eldorado con la trasposizione dell’opera sul grande schermo. The Death Cure (titolo originale) chiude una trilogia che ha conquistato il palato di milioni di ragazzi e non solo, i quali hanno potuto gioire alla notizia che l’opera non sarebbe stata suddivisa in due parti, così da poter donare una degna conclusione a un eccellente prodotto di genere. Tuttavia la lavorazione del film non ha avuto vita facile e la distribuzione slittò addirittura di un anno a causa di un grave incidente sul set del protagonista Dylan O’Brien, avvenuto nel maggio del 2016. La presentazione, stando ai comunicati ufficiali, sarebbe saltata di qualche settimana, ma in seguito le condizioni di O’Brien si rivelarono più serie del previsto e si giunse a fare un salto temporale che ci ha condotti fino a oggi. Tutto è bene ciò che finisce bene; il giovane attore si è ripreso dalle sue sfortune e il film potrà vedere la luce. Sfruttando un lessico dantesco potremmo dire uscimmo a riveder le stelle. In quest’ultimo capitolo Thomas, giovane velocista a capo dei sopravvissuti della Radura, tenta un disperato assalto nel deserto per liberare gli immuni e l’amico Minho, il quale verrà sottoposto a terribili esperimenti nella speranza di trovare un antidoto che possa curare l’umanità dal virus letale che l’ha colpita. Il protagonista, spalleggiato dai propri compagni, Jorge e altri personaggi già presenti nel capitolo precedente, uniranno le forze con i ribelli del Braccio Destro per assaltare l’Ultima Città, baluardo impenetrabile della W.C.K.D. Li avverrà lo scontro definitivo con Janson e il cancelliere Ava Paige.
La struttura narrativa del film assume una traiettoria completamente differente dai capitoli precedenti, soprattutto dal primo. Lo young adult movie che i giovani avevano apprezzato con The Labyrinth tesse una trama che si ricollega maggiormente ai più comuni filoni distopici e post apocalittici dei nostri giorni. La trilogia segue tre concetti cardini: il primo è quello della sopravvivenza, il secondo la fuga (titolo, tra l’altro, del secondo film) e il terzo quello della rivalsa.
Cosa occorre per rivaleggiare contro il nemico irraggiungibile e porre fine alla dittatura che schiaccia il più debole? Maturità. Ed è proprio grazie a questa maturità, conseguita alla fine di tante sventure che il protagonista potrà ottenere la sua rivalsa, spalleggiato da chi aveva vissuto nell’ombra fino a questo momento e che ora è disposto persino al sacrificio personale in nome della libertà della propria gente.
Il film è ricco di simbolismi e di personaggi già scritti anche in altre sceneggiature. L’Ultima Città rappresenta il tempio del potere e del benessere e i suoi immensi grattacieli nel deserto sono occupati dai più alti ranghi della società sopravvissuta.
Chi si trova all’esterno è il debole, l’emarginato, colui il quale viene ignorato dal potere e che attende silente il momento giusto per riprendersi ciò che gli appartiene. Questa tela sociale è incorniciata dalla figura sempre in agguato degli Spaccati, ossia umani infettati da un virus mortale, e che potrebbero saltar fuori da un momento all’altro.
Come anticipato il film riprende molto le trame già collaudate di altri prodotti di categoria, come ad esempio Hunger Games, dove alla fine dei giochi giunge il momento di riprendersi la propria libertà e abbattere il tiranno. Anche i vari personaggi si inseriscono in strutture poco originali ma comunque funzionali.
Aidan Gillen, nei panni dell’infido Jansen, sembra abbia assorbito totalmente il compito di perfido doppiogiochista, quasi come se quello fosse il suo ruolo naturale. Naturalmente ciò che andiamo ad analizzare è una sceneggiatura, all’interno del quale il complesso letterario lascia spazio a scelte stilistiche che devono per forza di cose adattarsi ad esigenze cinematografiche.
Un altro paragone che mi sovviene guardando questo film e molto probabilmente è il più calzante è quello con un film che avvicina il genere horror al genere fantascientifico: Land of the dead del 2005, del compianto maestro George A. Romero. Le immagini che ritornano sono numerose: il gruppo di sopravvissuti, l’ultima grande città, le cui barriere separano il ricco dal povero e i ribelli (in quel caso zombie con particolati facoltà intellettive) che assaltano e distruggono quell’ultimo pilastro della vecchia società. In quel film Romero proponeva la sua denuncia contro la società americana, ossia il capitalismo corrotto che si arricchisce a beneficio di pochi. Nel terzo capitolo di Maze Runner la corruzione è dettata non da un arricchimento ma bensì dall’egoismo, che porta il cancelliere Paige e Jansen a compiere terribili esperimenti più per se stessi che per il bene dell’umanità, o ciò che ne rimane.
Il ritmo del film può essere catalogato in tre blocchi: il primo frenetico, con un montaggio video e sonoro di tutto rispetto, che abbraccia quasi tutta la prima parte del film. La scena iniziale, per i palati raffinati ricorda vagamente, molto vagamente, le sequenze di Mad Max Fury Road, con una buona miscela adrenalinica tutta “ammerigana”. Il secondo blocco è altalenante e la fiamma narrativa si affievolisce nel piattume e nell’attesa degli ultimi quaranta minuti, che al contrario offrono un’ottima ripresa, con un oleato meccanismo di effetti speciali, azione e confusione. Il finale, come tradizione vuole, rappresenta la speranza di un mondo nuovo, dove gli ultimi sopravvissuti possono ricostruire insieme una nuova società incentrata sulla collaborazione e sull’uguaglianza. Il discorso conclusivo di Barry Pepper (il cui look lo riporta ai tempi di Battlefield Earth) sembra spiccicato a quello del presidente Whitmore alla fine di Indipendence Day.
Maze Runner: La Rivelazione è il mattone finale di un castello edificato su basi solide. Regge l’urto dell’aspettativa grazie a un buon lavoro di regia, di recitazione e soprattutto, nonostante i cliché quasi dovuti, non sprofonda eccessivamente nella consuetudine e nella banalità. Chi ha applaudito ai capitoli precedenti, probabilmente per stima lo farà anche questa volta, considerando che quest’ultimo è stato un lavoro sofferto e fortemente voluto, come dovrebbe essere ogni opera proiettata su quel meraviglioso telone bianco.
VOTO: 6,5
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
USCITA: 1° Febbraio 2018
DURATA: 110 minuti circa
GENERE: Fantascienza, azione
PAESE e ANNO: USA, 2018
REGIA: Wes Ball
SCENEGGIATURA: T.S.Nowlin
FOTOGRAFIA: Gyula Pados
CON: Dylan O’Brien, Thomas Sangster, Berry Pepper, Rosa Salazar, Dexter Darden, Giancarlo Esposito, Aidan Gillen.