SILENCE | Scorsese racconta l’indifferenza di Dio

Silence – Recensione
Martin Scorsese, nel corso della sua lunga carriera, ha abituato il pubblico alla sua doppia natura: quella folle, energica,irriverente, quasi diabolica di Casinò, Quei bravi ragazzi o The Wolf of Wall Street, e quella invece più meditativa, riflessiva e più controllata, ossia di Taxi Driver, L’età dell’innocenza e l’ultimo Silence, in uscita nelle sale italiane il 12 gennaio.

Ambientato durante gli anni ’40 del ‘600, il film racconta il viaggio dal Portogallo al Giappone (via Macao) dei preti Sebastian Rodrigues e Fransisco Garupe, in missione per cercare padre Chistovao Ferreira: il prete sembra essersi piegato alla persecuzione dei signori feudali contro i professanti della relgione cristiana (ossia i “kirishistan”), e quindi aver abiurato, calpestando l’immagine di Cristo.
Il regista newyorkese, autore della sceneggitura insieme a Jay Coks, basata sull’omonimo libro del 1966 di Shusaku Endo, ci trasporta, attraverso un’attenta e fedele ricostruzione (grazie al lavoro dello scenografo-costumista Dante Ferretti), in un secolo, e in una terra, dove è stata scritta una delle pagine più sanguinose, e sconosciute, del cristianesimo: la vicenda dei “preti caduti”, che hanno rinnegato la propria fede per salvare se stessi e la popolazione indigena cristiana.
In Silence, rispetto al similare (per tematiche) L’ultima tentazione di Cristo, si nota uno Scorsese più pensoso, più esaminatore, che scandaglia l’animo umano di Rodrigues-Cristo, ponendogli quesiti spinosi (esiste veramente Dio? Se esiste, perchè non risponde? Perchè lascia che la sofferenza e li male si propaghino come un virus?) alle quali solo la cieca e innegabile fede può rispondere. Nonostante ciò, il linguaggio proposto è quanto mai fisico, con la macchina da presa che, quasi spaventata, non può non soffermarsi sulle atrocità e sulla violenza delle torture inflitte ai martiri. La corporeità e la spiritualità si amalgamano attarverso la regia di Scorsese, ricca di riferimenti biblici, artistici e cinematografici (Kurosawa in primis) e che alterna momenti misitci a sequenze di intensità (e bellezza) eccezionale.
L’autore si affida alle giovani spalle della coppia Garfield-Driver, rispettivamente padre Rodrgues e padre Garupe. Se Driver, il comprimario del duo, propone l’ennesima prova evanescente, se non per la prova fisica a cui è stato sottoposto (l’attore ha dovuto perdere molto peso per alcune sequenze del film), Garfield, d’altro canto, vuoi per la maggiore complessità del personaggio, vuoi per la presenza maggiore in scena, essendo protagonista, interpreta con più intensità il dramma interiore (ai limti della follia) di Padre Rodrigues. Il risultato, però, è una sostanziale acerbità dei due giovani attori, che risultano, inoltre, inadeguati per quei ruoli. Chi invece non delude è il blocco giapponese del cast che, tra Asano, Ogata, Tsukamoto, Oida e Kubozuka, regala, ognuno, una performance di altissimo livello, di estrema potenza e vigore.

Se in alcuni passaggi il flusso narrativo di Silence risulta troppo macchinoso e fastidiosamente troppo esplicito (soprattutto nel doppio ruolo che ognuno dei personaggi ha, come ad esempio Kichijiro-Giuda), l’opera analizza la tematica della religiosità, vista come pericolo, veleno per una cultura che è tutto, tranne che cristiana, e quindi come imposizione (proponendoci una visione della storia contraddittoria e infelice); ma anche vista come pilastro imprescindibile di ogni credente e che, nonostante l’odio, la forza fisica, l’annientamento e il continuo mutismo di Dio (in contrapposizione alla confusione sonora delle onde, della foresta, delle preghiere e delle grida), riesce a resistere nell’animo.
Voto: 7,5
Scheda Tecnica di Silence
TITOLO: Silence
USCITA: 12 gennaio 2017
PRODUZIONE: Martin Scorsese, Emma Koskoff, Irwin Winkler, Randall Emmett, Barbara De Fina, Gaston Pavlovich, Vittorio Cecchi Gori
PAESE E ANNO: Stati Uniti, 2016
DURATA: 161 min
GENERE: Drammatico, Storico
REGIA: Martin Scorsese
CAST: Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Shin’ya Tsukamoto, Yoshi Oida