I film italiani al Festival di Venezia 2022

Riconoscimenti nostrani
Il 10 settembre sono stati assegnati i premi della 79a edizione del Festival di Venezia 2022, con una giuria presieduta da Julianne Moore.
I titoli sono già noti, perciò vorremmo porre l’attenzione sui prodotti italiani che quest’anno hanno partecipato a Venezia.
Il Leone d’Argento – Premio per la Miglior Regia è andato a Luca Guadagnino per Bones and All, film sentimentale e delicato che ha stregato la giuria. Il regista, inoltre, ha scelto di dedicare il premio a Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof arrestati dal governo iraniano dichiarando: “Viva loro, viva la sovversione e viva il cinema!”. Pur essendo ambientata negli Stati Uniti e interpretata da attori non italiani, la pellicola è stata finanziata interamente da società italiane.
Nella Sezione Orizzonti è stato assegnato il premio come Miglior Attrice a Vera Gemma per il film Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel. Vera ha ottenuto anche il premio per la Miglior Regia.
Si tratta di un dramma intimo e personale, quello di una donna che vive all’ombra di un padre famoso e con cui intensifica il rapporto solo in seguito ad un incidente automobilistico.
Il Premio Marcello Mastroianni dedicato a un giovane talento, invece, è andato alla attrice canadese Taylor Russell, interprete del film di Luca Guadagnino Bones and All con Timothée Chalamet e Chloë Sevigny.
Siccità di Paolo Virzì infine, presentato Fuori Concorso, ha ricevuto il Premio Francesco Pasinetti assegnato dai Giornalisti Cinematografici Italiani (Sngci).

I titoli italiani
Nel precedente articolo abbiamo stilato una lista in merito ai film più interessanti della Biennale, tra questi abbiamo inserito molti titoli italiani.
Ad esempio Il signore delle formiche, tratto da una storia vera, oppure Siccità, che parla di quel che potrebbe tragicamente accadere. Abbiamo consigliato anche Notte fantasma e Ti mangio il cuore, ma scopriamo ora gli altri titoli che sono frutto della creatività italiana.
Chiara di Susanna Nicchiarelli racconta la storia di Santa Chiara da Assisi, avvalendosi di giovani attori e di una terra verde e rigogliosa che è l’Umbria. Proprio questa regione disseminata di chiese e abbazie regala allo spettatore una sensazione spirituale, ponendo il focus sull’aspetto religioso di Chiara e sulla sua vitalità. Anche l’uso del volgare dialettale con cadenza umbra colloca i protagonisti nel XIII secolo, conferendo alla storia un’atmosfera antica e mistica.
Princess di Roberto De Paolis mette in scena un microcosmo invisibile nella società italiana, quello delle prostitute clandestine. Sono ragazze e donne sole, emarginate, vivono in una bolla spazio-temporale che le annichilisce e le rende imperturbabili di fronte alle sofferenze. In questo caso il regista ci restituisce un barlume di speranza, perché alla protagonista fa conoscere una persona che si interessa davvero a lei e le fa scoprire nuove opportunità di vita. Siamo ai margini della città, in uno stato di isolamento dalle attività dei più, ma troviamo nella narrazione una volontà di far conoscere una categoria umana di cui si parla poco, senza alcuna forma di giudizio o pietismo.
The hanging sun di Francesco Carrozzini è un noir dal cast multiculturale. Ambientato nella gelida Norvegia dai suoi toni cupi, riesce a parlare contemporaneamente di conflittualità, di amore e di speranza. Da uno sfondo boschivo e scuro si stagliano personaggi introspettivi e fragili, che riescono a capirsi e a svelarsi.
Amanda è l’opera prima di Carolina Cavalli, un po’ irriverente e decisamente coerente. In un clima surreale immerso in un contesto borghese conosciamo Amanda, una ragazza sola e annoiata, che cerca in tutti i modi di fare amicizia con una sua coetanea. Una storia che parla di solitudine e di amicizia, ma soprattutto racconta la storia di Amanda, con tutte le sue stranezze e fragilità.

Docu e corto
Tria di Giulia Grandinetti è un cortometraggio che parla del tradimento affettivo in una famiglia. Tria è una storia tragica, sospesa tra la vita e la morte, ambientata tra le mura domestiche di una famiglia che ha accettato di sacrificare la propria integrità pur di ritagliarsi un posto nel mondo. Una storia distopica, ma non così lontana da ciò che potrebbe accadere o è già accaduto.
Gli ultimi giorni dell’umanità di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo è un documentario in cui chi riprende la realtà si mette in scena diventando tramite nei confronti dell’immagine. Come se tutto ciò che sia stato ripreso non avesse una sua oggettività ma fosse filtrato dall’occhio di chi osserva e sceglie su cosa focalizzarsi. Tra diverse soluzioni di montaggio e intersezioni si delinea un’esperienza unica per lo spettatore, il quale sprofonda in uno spazio magmatico.
In viaggio di Gianfranco Rosi è un documentario in cui si segue il Papa, guardando il mondo attraverso i suoi occhi e ascoltando ciò che dice. Nell’osservare il pontefice che si relazione con l’esterno, Rosi imposta un dialogo a distanza tra il flusso dell’archivio dei viaggi pastorali, le immagini del suo cinema, l’attualità e la storia recente. Crea così un equilibrio tra lo scorrere del tempo lineare e la memoria del cinema.
Le favolose, il film di Roberta Torre presentato in anteprima alle Notti Veneziane della Mostra del Cinema di Venezia, affronta il tema della privazione dell’identità che le persone transessuali subiscono al momento della morte. Le favolose, attraverso un racconto commovente e pieno di sentimento, mostrano al pubblico qualcosa che, con molta probabilità, ignorava. Un inno alla libertà personale che fa luce su un diritto troppe volte calpestato.