THE IRISHMAN | Su Netflix Scorsese firma la fine di un’epoca

La recensione di The Irishman
Su Netflix The Irishman di Martin Scorsese.
La sinossi del lungometraggio era già nota da mesi, così come tanto si era detto sulla reunion con l’attore feticcio Robert De Niro, compagno di viaggio in quello che forse fu il periodo migliore del cinema firmato Scorsese (Mean Streets,Taxi Driver e Quei bravi ragazzi su tutti).
Che si tratti di una operazione firmata ad hoc da Netflix (che distribuirà il film sulla piattaforma a partire dal mese di novembre) lo si percepisce anche dagli altri componenti del cast: Joe Pesci e Harvey Keitel, ovviamente, ma anche due new-entry come Al Pacino e Bobby Cannavale che il parco attori scorsesiano non lo avevano bazzicato mai.
A dirla tutta, di timori intorno all’impresa ce n’erano e non pochi. Con un cast del genere, il rischio di ritrovarsi di fronte all’ennesima operazione nostalgia, caratterizzata da tanto hype ed altrettanta delusione, era molto concreto. Ed invece il peggio è scongiurato. Perché, al di là di tutto, questo nuovo Scorsese, che decide di buttarsi a capofitto nell’avventura dello streaming, rimane innanzi tutto un autore dalla profonda onestà intellettuale.
Il suo The Irishman è un gangster movie che sì, omaggia il repertorio degli anni migliori, ma che non si ferma certo al revival di cassetta. Nell’epopea di Frank l’irlandese c’è infatti, prima di tutto, una riflessione profonda su cosa possa essere oggi il cinema dei goodfellas: che ne rimane? Quali prospettive per il domani?
«Senza Netflix non avrei potuto fare questo film. Non volevo attori più giovani, volevo i miei amici: Bob De Niro, Joe Pesci, Al Pacino. Ma per averli ringiovaniti servivano degli effetti speciali d’ultima generazione, sperimentali direi, dunque serviva un budget importante». Aveva raccontato il regista, spiegando che per fare i film serve prima che qualcuno li produca, poi, eventualmente, diventa lecito preoccuparsi di quale sarà l’effettiva distribuzione dell’opera.
Ed in parte il ragionamento non fa una piega. Usare la rete per essere conosciuti anche dalle nuove generazioni, utilizzare un mezzo apparentemente intangibile per restare duraturi nel corso della Storia è un passo fondamentale per chi ha fatto della divulgazione storica uno dei mantra della sua lunga carriera (si pensi al documentario Il mio viaggio in Italia, dedicato ai maestri del cinema italiano).
Allora la sceneggiatura scritta da Steven Zaillian sembra anticipare questo sentimento del regista, raccontando l’epopea di un uomo, Frank appunto, che nel corso di una sola vita sperimenta il brivido dell’ascesa criminale e l’altrettanto veloce catabasi nel limbo dei dimenticati.
I dubbi sorgono invece sulla effettiva fruibilità casalinga di un prodotto come The Irishman, che nonostante sia stato concepito da capo a piedi per essere distribuito principalmente sul piccolo schermo, rimane intimamente legato ad un linguaggio che potremmo definire old-fashioned.
Nel corso del plot, Scorsese muove moltissimo la macchina da presa, creando un ritmo interno all’inquadratura che può trascendere ogni ulteriore scelta di montaggio. È altrettanto vero però che la scelta di raccontare nel dettaglio i sotterfugi criminali (sulla scia del miglior Francesco Rosi), imprimendo al lavoro una carica documentaria molto marcata, potrebbe distrarre il sempre meno attento spettatore 2.0.
Basteranno, allora, i pochi giorni di distribuzione nelle sale a rendere giustizia ad un lungometraggio che del grande schermo ha ancora un grandissimo bisogno? Noi crediamo proprio di no.
Voto: 8/10
La scheda tecnica di The Irishman
TITOLO: The Irishman
REGIA: Martin Scorsese
SCENEGGIATURA: Steven Zaillian
DURATA: 210 minuti
GENERE: gangster
PAESE: USA, 2019
DISTRIBUZIONE: Netflix (Cineteca di Bologna nelle sale italiane)
FOTOGRAFIA: Rodrigo Prieto
MONTAGGIO: Thelma Schoonmaker
MUSICHE: Robbie Robertson
CAST: Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Bobby Cannavale