Pippo Cangiano e la sua “stanza dei sogni possibili” al teatro il Primo di Napoli

Quattro personaggi per due trame, storie di vita, d’abbandono, d’amore, di riconciliazione e redenzione. “La stanza dei sogni possibili”, in scena al Teatro “Il Primo” di Napoli, in scena fino 8 Dicembre è un racconto “a quattro anime”, tutte in qualche modo legate da un filo conduttore calpestato e poi lentamente, quasi del tutto ricucito. Scritto e diretto ed interpretato da Pippo Cangiano, supportato dalle preziose ed autentiche intepretazioni di Fabio Balsamo, Angela Panico e Lorenza Sorino, “La Stanza dei sogni possibili” disegna un invisibile parlallelo tra due volti, Umbero detto Nasillo, coinvolto in un inspiegabile sequestro di persona, all’indomani della morte madre e Jula, giovane donna rumena “costretta” a reagire alla vita, sin da bambina, fino all’insperato incontro con una donna, per niente sconosciuta, che cambierà per sempre la sua storia.
“Quello che accade di inatteso al giovane Nasillo a Napoli e alla giovane Jula a Trieste – racconta Pippo Cangiano – è trovarsi completamente catapultati in due situazioni complicate che segnano la vita e che ne deviano il percorso. Magari lo migliora – continua – ma anche no, ribaltando le regole, svoltando il modo vertiginoso e travolgente verso l’inaspettato. Verso l’immaginabile soluzione di riequilibrio”. Finissima ed ipeccabile, la regia di Cangiano, attenta ai volti, ai gesti, ed alle emozioni che naturalmente da essi emergono, un boato, silenzioso ed inatteso che passo dopo passo mostro al pubblico l’animo, nobile e corroso di chi “subisce” la propria esistenza.
“Buonismi retorici, famigliole felici e drammi fintissimi – aggiunge l’autore – invadono ormai da anni i nostri occhi stanchi dalla ben pagata recitazione finta e stereotipata di pseudo attori magari riciclati dai reality. Chi vede e ascolta – continua – osserva un solo “colore” e sente un solo “tono” come lo scandire di un soporifero pendolo di un anticato orologio a parete e se inavvertitamente la frequenza cambia, teletrasporta l’osservatore in un’altra storia e difficilmente egli ne distinguerà’ la differenza, che a mio avviso non c’e’. Da questa riflessione – spiega – nasce l’idea registica di proporre teatralmente due storie che si alternano in rapida successione,come un nevrotico e frenetico “zapping”. Ecco – conclude – per meil gioco serio del teatro: raccontare due storie con tutti gli artifici teatrali possibili,ma in una campana di vetro culturalmente vera”
Paolo Marsico
4 dicembre 2013