“111 luoghi di Trastevere che devi proprio scoprire”: il tredicesimo rione ha la sua guida
Ciao ad entrambi, domanda di rito: come e perché è nata l’idea di scrivere un libro su Trastevere?
Giovanna Santirocco: Ciao a te! L’idea è nata dall’incontro tra la Emons e Il Ventriloco- La rivista di Trastevere. Quest’ultima (di cui Gianluigi è uno dei fondatori ed io una collaboratrice) dal 2017 è un trimestrale illustrato e gratuito che viene distribuito nel locali, bar, Piazze e vicoli del Rione. Il Ventriloco ha come intento primario quello di raccontare il territorio in tutte le sue sfumature. Al suo interno si trovano curiosità storiche e architettoniche di Trastevere, approfondimenti su tematiche rionali , profili di personaggi capisaldi di questa zona, giochi e racconti di scrittori trasteverini.
Il Ventriloco è una rivista dal popolo e per il popolo. Il nostro spirito narrativo ha incontrato l’editor Paolo Girella della Emons che ci ha proposto la stesura della Guida 111.
Gianluigi Spinaci: L’idea del volume è stata partorita da Paolo Girella, responsabile della collana 111 di Emons. È stato Paolo a credere che per la prima volta un libro della collana potesse raccontare un rione e non solo una città o una regione, come è stato finora, attraverso i suoi luoghi.
Tra i rioni perché Trastevere?
Giovanna: Trastevere è il luogo della nostra infanzia. Questo rione ospita le piazze dove abbiamo iniziato a giocare, i mercati dove ci mandavano a fare la spesa da soli per la prima volta. è il luogo dove abbiamo iniziato a bere le prime birre ed è il luogo dove torneremo a giocare a carte quando saremo più grandi. è il nostro paese d’origine ed il nostro punto d’arrivo. Proviamo entrambi un grande senso di appartenenza verso queste strade. Nonostante la conosciamo quasi perfettamente, Trastevere non smette mai di incuriosirci e di stupirci. Per noi, studiarla e raccontarla rimane e rimarrà un enorme privilegio.
Gianluigi Spinaci: Trastevere è da sempre una città nella città. È il cuore pulsante di Roma ma allo stesso tempo possiede un’anima e un tessuto del tutto autonomi. Le vicende che hanno segnato la storia romana si sono spesso svolte nel rione, e moltissimi sono i protagonisti di queste storie ad avere un profondo legame con Trastevere.
Uno dei luoghi da voi menzionati è l’Associazione Garbo, locale aperto fino a notte fonda, rimanendo in tema notturno, quale scorcio, piazza, luogo scegliereste per immortalare Trastevere di notte?
Giovanna: Un consiglio che mi sento spesso di dare è quello di visitare questa città di notte. Trastevere, ed in generale Roma, di notte ha un altro volto, altri colori: ospita silenzio e offre la possibilità di un rapporto a tu per tu. Personalmente ho sempre amato la tranquillità di Piazza dei Mercanti, la zona del vecchio porto e l’aurora vista da Ponte Sisto.
Gianluigi: Trastevere la notte, nonostante tutto, è sempre magica. Scelgo un’immagine forse un po’ banale ma che trovo simboleggi bene l’immagine del rione. Piazza Santa Maria in Trastevere, per me uno dei luoghi più belli al mondo.
La zona di Trastevere potrebbe tranquillamente essere definita un po’ la culla di un certo tipo di romanità; l’accento romano fuori dal Raccordo spesso viene confuso con volgarità da Cinepanettone; parlando di dialetto, ad esiste ancora il vero romanesco o abbiamo solo una brutta copia?
Giovanna: Il linguaggio di Roma, così come il suo popolo, è sempre stato schietto, disilluso e sboccato. Nun se tenemo n’cecio n’bocca. Forse la lingua si è evoluta passando dal Romensco al Romanaccio , ovvero dal vernacolo al cadenzale. Ma studiando il romano di fine Ottocento inizio Novecento (Trilussa- Belli- Zanazzo- Malizia) si può facilmente notare che, per quanto alcuni termini si siano persi nel tempo, la maggior parte dei modi di dire sono ancora di uso comune. Solo per citare alcuni esempi ancora in auge:
– A dilla papale papale Parlare senza peli sulla lingua
– Mette l’acqua a mollo Fare una cosa inutile
– Annà a cercà Maria pe Roma Cercare un ago in un pagliaio
– Mette na pecetta Rattoppare malamente.
Ricollegandoci vagamente alla domanda di prima, esistono ancora i trasteverini doc?
Giovanna: Senza alcun dubbio. Essere Trasteverini vuol dire avere un approccio alla vita particolare. Vuol dire tenerci ma scrollare le spalle, vuol dire non dire ti voglio bene ma dimostrarlo, dare uno scappellotto e subito dopo una carezza, essere burberi e generosi al contempo, accoglienti ma senza troppa confidenza. Su questo ci si potrebbe scrivere un altro libro, ma per rispondere alla tua domanda: Si, cento volte si!
Gianluigi: Eccome se esistono. Ci sono i trasteverini da 9 o 10 generazioni (di cui io stesso mi vanto di fare parte), quelli che ci sono nati ma che per qualche motivo sono dovuti andare via, me soprattutto ci sono i trasteverini di adozione: tutti coloro che portano, per un motivo o per un altro, questo rione nel cuore.
Nel libro vengono menzionati anche posti dove consumare un buon piatto di cucina romana, il vostro preferito ed in quale trattoria?
Giovanna: La cacio e Pepe di Corrado. 6 Euro di magistrale dignità.
Gianluigi: Personalmente la cucina romana, a Trastevere, la mangio soprattutto da Enzo a via dei Vascellari, all’Osteria della Trippa a via Mameli, ma anche da Corrado a via della Pelliccia o da Checco er Carettiere. Piatto preferito? Rigatoni con la pajata.
Citate anche la 126 (collettivo artistico romano), secondo voi quanta visibilità hanno portato a livello nazionale di quello spacco di romanità ed anche di dialettica?
Giovanna: Sicuramente la loro scrittura corrisponde alla filosofia rionale di cui parlavo prima: scanzonata ma a tratti molto intensa. Personalmente penso che in quanto collettivo devono ancora raggiungere i livelli di scrittura e di tematiche dei loro predecessori (TruceKlan e Colle der Fomento), ma non è neanche detto che sia questo il loro intento.
Gianluigi: Pur non essendo un esperto in questo campo, considero il collettivo di viale Glorioso un fiero portatore dell’eredità della cultura musicale romana e trasteverina.
C’è un artista della 126 che ascoltate? Se si, qual è la vostra traccia preferita?
Giovanna: Il mio preferito è Franco 126. Parole crociate e Stanza singola sono fisse in playlist.
Gianluigi: Anche il mio preferito è Franco 126.
Domanda difficile: tre difetti di Trastevere?
Giovanna:
– I ristoranti con i banchetti di cibo stantio e spritz annacquati in esposizioni e di conseguenza i butta dentro e tutto quello che concerne la ristorazione dedita alla quantità piuttosto che alla qualità.
– Gli affitti esorbitanti e la conseguente diminuzione di residenti che lasciano spazio ad affittacamere e B&B chic, rendendo Trastevere sempre più elitaria, cosa che non è mai stata.
– I Gabbiani assassini.
Gianluigi (molto d’accordo con le risposte di Giovanna):
- L’offerta turistica che definisco “mordi e fuggi” e la relativa mancanza di itinerari di più alto profilo storico e culturale nonostante l’enorme ricchezza di cui il rione dispone.
- Il problema abitativo (come ha detto Giovanna).
- La mancanza di servizi sociali per giovani e famiglie.
Ultima domanda: citate tantissimi personaggi nei capitoli del libro, da Funari a tutti quelli passati per il Folk Studio, secondo voi quale personaggio incarna al meglio lo spirito trasteverino?
Giovanna :
Alberto Sordi, spontaneo e goliardico.
Trilussa poeta beffardo, capace di ammaliare le masse sia nelle osterie che nei salotti bene.
Anna Magnani affascinante, talentuosa e bellissima.
Nanni Moretti cinico e sprezzante.
La Sora Lella, la nonna di tutti noi, irriverente ma accogliente in tutta la sua saggezza popolare.
Gianluigi: oltre a quelli citati da Giovanna, aggiungo due grandi donne di Trastevere, due partigiane che hanno sacrificato la loro vita nel rione in difesa dei propri ideali di libertà e democrazia: Colomba Porzi Antonietti e Giuditta Tavani Arquati.
Grazie mille per il tempo dedicatoci e complimenti per il libro.
Giovanna: Ma grazie a te!
Gianluigi: Grazie a te, è stato un piacere.