L’amore che sfida il tempo: “Romeo e Giulietta”, una coppia di amanti medievali scoperti in Romania
Accade così, nella maniera più semplice: ci si vede, ci si sceglie, ci si innamora. Di due occhi e della profondità di uno sguardo o di dolci labbra color rubino e di un candido sorriso. Perché l’amore non ti fa decidere. Ti colpisce quando non te l’aspetti, quando non lo cerchi o quando in esso hai perso così tanta fiducia da esserti imposto di non ricascarci per paura di soffrire, ancora. Ma in questi casi non sei padrone di te stesso, è il cuore che sceglie per te. E quindi riparti proprio da quegli occhi, da quel sorriso, da quella voce. Non fai altro che pensarci e quel pensiero ti riempie i giorni restituendoti la felicità dimenticata. Colpo di fulmine lo chiamano. Destino, la parola più giusta. Ma che di questo si tratti ovvero di un amore nato col tempo e con esso cresciuto, si fa comunque sempre più fatica a parlare di “eternità” in un mondo in cui sembra essersi perso il senso dei sentimenti più puri e sinceri ed in cui più facile è gettar via qualcosa che non funziona piuttosto che tentare di salvarlo. Troppa fatica, troppa. In questo mondo privo di romanticismo e speranze c’è ancora chi però dai sogni continua a farsi cullare perché ama credere ai “per sempre”. E ad alimentarne la credenza è la storie dei nostri genitori, quella dei nostri nonni oppure quella di… due scheletri innamorati. No, non avete capito male. La notizia sta facendo il giro del mondo perché ha dell’incredibile. Parliamo di “Romeo e Giulietta”, una coppia di amanti medievali rinvenuta all’interno di un cimitero domenicano nei dintorni di Cluj, in Romania. Perché questo nome e quale la particolarità della scoperta? Secondo quanto riportato dagli esperti dell’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte dovrebbe trattarsi di una storia molto simile a quella del giovane Montecchi e della bella Capuleti. Infatti la coppia, ritrovata mano nella mano, ha fatto rivivere il mito shakespeariano degli amanti di Verona destando enorme sorpresa tra gli archeologi presenti agli scavi. Come affermato dagli stessi, si pensa che l’uomo abbia subito un grave infortunio (probabilmente la frattura di un femore) e che per questo sia poi deceduto. Cosa c’entra allora il secondo scheletro? “Crediamo che la donna, in seguito alla perdita del compagno, sia stata colta da un infarto. Sono stati sepolti insieme come omaggio all’amore che l’uno provava per l’altro”. Ritrovamento simile si era anche avuto a Mantova qualche anno fa. Anche in quel caso la scoperta dei resti di una coppia di giovani stretti in un tenero abbraccio aveva da subito fatto pensare alla tragedia di Shakespeare. “Gli amanti di Valdaro” (risalenti al periodo tardo Neolitico) avevano emozionato il mondo intero perché morti giovani e, a guardarli in quell’insolita e commovente posizione, innamorati. “Noi riusciamo a sentire la forza di questo amore anche a distanza di migliaia di anni” avevano asserito gli esperti dello scavo di Mantova.
Un complice sguardo oppure un abbraccio lungo seimila anni: amori che sopravvivono ai secoli e che assurgono a simbolo di quel desiderio di eternità tanto agognato. Un amore che non conosce limiti di tempo e che conserva l’antica forza dei valori più autentici. Io ci credo ancora, e voi?
Eleonora La Rocca
1 maggio 2013