Festival del giornalismo di Perugia: “Un certo Enzo Biagi”
Il Festival del Giornalismo 2013 di Perugia ha deciso quest’anno di commemorare uno dei grandi giornalisti della storia italiana, Enzo Biagi. La sala dei Notari è piena di gente e soprattutto di molti giovani decisi a ricordare questo grande personaggio. Un omaggio sostanziale, formale ma soprattutto umano.
A ricordarlo attraverso testimonianze di vita vissuta accanto a questo grande personaggio le figlie Bice e Carla e Vittorio Zucconi della Repubblica. Attraverso un quadro intimo, umano e toccante, le loro testimonianze hanno ricordato il modo unico che Enzo aveva di scrivere, il suo inconfondibile approccio al giornalismo fatto di storie umane e di sentimenti e scritto in maniera unica quanto rara come sottolineato dallo stesso Zucconi che coglie l’occasione per ricordare quanto sia difficile scrivere in maniera semplice evidenziando una delle grandi peculiarità di Enzo Biagi.
Sono stati svelati grazie ad alcuni ricordi delle figlie, momenti di vita quotidiana del personaggio svelando aspetti caratteriali e attitudini comportamentali appartenenti alla sfera privata di “un certo Enzo Biagi”. Zucconi ha voluto ricordare quasi commosso quanto sia stato importante l’operato di un giornalista con la “schiena dritta” .
Vittorio Zucconi ha voluto ricordare che: “Enzo Biagi apparteneva a una generazione di giornalisti che ha vissuto tutta la parabola del secolo, un genere di uomo che sapeva dire di no. Sapeva resistere, rinunciando alla fama, al guadagno, pur di non cedere alle pressioni. Era uno di quelli che, comunque, riusciva a tornare sempre in piedi. Ma soprattutto ci manca il suo modo di scrivere, di raccontare”.
Un esempio fornito per capire la capacità di Biagi di trasmettere le sensazioni in maniera assolutamente unica è stato quello riferito all’uccisione del Presidente Kennedy. Biagi si trovava in quel periodo, era il 1963, negli Stati Uniti per girare un documentario per la RAI sul Mississippi e scrisse un articolo sulla stampa che descriveva, come spiegato da Zucconi, l’ingresso in un locale nel quale si trovava Biagi, di una donna dai capelli rossi che urlò: “hanno ucciso il Presidente”. Bene in questo episodio c’è tutto Enzo Biagi. La capacità innata di trasmettere l’intensità di un momento, di un paese in modo assolutamente diretto attraverso episodi fatti da persone. Chiaramente il lettore in questa maniera aveva la possibilità di immedesimarsi con il momento storico. Questo episodio come specificato da Bice Biagi, è senz’altro un esempio esauriente del modo di fare giornalismo di Biagi.
Le figlie dilungandosi sulla vita del padre, hanno voluto ricordare che hanno creato a Pianaccio, paese nativo di Biagi, un premio giornalistico per i ragazzi che si affacciano nel mondo del giornalismo che come puntualizzato da Carla Biagi è “un riconoscimento per renderli parte della ditta famigliare”.
Infine data la grande importanza dei social network in una professione che non può fare a meno della modernità, le figlie hanno svelato quanto scarso fosse il feeling di Biagi con la tecnologia e di come non avesse mai avuto nemmeno un cellulare.
Il quadro emerso da questo incontro è senz’altro toccante. Un uomo che ha lottato duro per vivere della professione che amava, un uomo vero fatto di sentimenti e di passione, quella passione che l’ha portato a diventare Enzo Biagi. Le toccanti quanto intime rivelazioni delle figlie denotano quanto importante sia il lato umano del giornalista troppo spesso trascurato, Zucconi invece ha voluto ricordare che i fatti, intesi in senso giornalistico, sono prima di tutto fatti da persone. Enzo Biagi costituisce un grande esempio oggi e soprattutto per le generazioni a venire che con il progredire della tecnologia si ritrovano inglobati in processi che li privano sempre più di un’identità. L’eredità lasciata da uno dei grandi volti del giornalismo italiano è immensa e siamo sicuri è destinata a durare ancora a lungo.
Voglio ricordare Enzo con queste sue parole che descrivono più di quanto si possa pensare il giornalista e l’uomo che era: “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un “vendicatore” capace di riparare torti e ingiustizie ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo”.
Manuel Giannantonio
(Twitter @ManuManuelg85)