Per grazia di sua Maestà

Il tempo è un gran galantuomo!
Possono passare anni ma prima o poi a ciascuno viene dato il suo… unicuique suum!
Almeno così è stato per il grande matematico britannico, Alan Turing, condannato nel lontano 1952 alla castrazione chimica per “indecenza”, un modo pudìco nella perbene Inghilterra per dire omosessualità (depenalizzata nel 1967): un anno di terapia ormonale gli fece crescere il seno, perdere i capelli e prendere peso, sfigurando il suo corpo atletico.
Nato Londra, il 23 giugno 1912, il primo impatto di Turing con la scuola non fu dei più incoraggianti (non amava né il latino, gli studi classici né la Sacre Scritture) ma nel 1934 si laureò con il massimo dei voti al King’s College dell’Università di Cambridge, diventando uno dei più grandi matematici del XX secolo e uno dei fondatori dell’informatica oltre ad essere un brillantissimo logico e un illustre crittografo durante la seconda guerra mondiale.
Celebre la sua macchina, di Turing, per l’appunto (per i profani come me, il modello ideale dell’attuale pc, una scatola che obbedisce ad algoritmi e ad istruzioni predefinite) ed altrettanto famoso il suo test, atto a dimostrare che le macchine possono “pensare”, consacrando così l’autore come il padre dell’Intelligenza Artificiale.
Accanto al rigore scientifico e dietro il gelido rigore della filosofia analitica anglosassone, lo stravagante Alan (andava in bicicletta con la maschera antigas… portava la giacca del pigiama al posto della camicia… imparò a fare la maglia da una ragazza che aveva deciso di sposare, nonostante la propria omosessualità… impazzito per il film “Biancaneve”) siinnamorò a 15 anni di Christopher Morcom, suo compagno studi con le sue stesse passioni scientifiche: il suo cuore non smise più di battere per il suo giovane amico, scomparso prematuramente (proprio per questo fortemente idealizzato) e fu tormentato per tutta la vita da incomprensioni ed ostilità (oggi diremmo omofobia) che lo porteranno a mangiare un mela avvelenata di cianuro di potassio, e morire così suicida.
Ma dopo anni 59 anni la regina concede il “perdono regale “allo scienziato, riabilitando la sua memoria oltre che di matematico anche di uomo.
Cristian Cavacchioli
27 dicembre 2013