Lotito vuole Il Foglio? Basta coi politici imprenditori ed editori, serve una legge sul conflitto d’interessi
E’ notizia di oggi, riportata da molteplici testate, che il noto imprenditore Claudio Lotito, proprietario della squadra di calcio S.S. Lazio nonché Senatore della Repubblica eletto in parlamento con Forza Italia, sia interessato ad acquistare il quotidiano Il Foglio, attualmente detenuto in maggioranza dalla holding immobiliare e finanziaria Sorgente Group tramite la controllata Musa Comunicazione.
Il tema del controllo della libera informazione è un tema importantissimo. Solo pochi mesi fa abbiamo assistito alla conclusione della vicenda riguardante Julian Assange, liberato dal carcere di Belmarsh dopo una detenzione durata cinque anni e un calvario giudiziario iniziato nel lontano 2010 per aver pubblicato 251.000 documenti diplomatici statunitensi etichettati come confidenziali o segreti.
Ora, non ci occorre scomodare il noto giornalista australiano per affrontare il tema dell’informazione libera, è sufficiente citare vari esempi nostrani tra cui quello più noto relativo a Silvio Berlusconi, quattro volte Presidente del Consiglio, proprietario di ben tre canali televisivi Mediaset, una casa editrice come Mondadori e un quotidiano come Il Giornale. Possedere questi canali di informazione, direttamente o indirettamente, ha costituito un formidabile vantaggio per il Cavaliere rispetto ai suoi avversari nel corso della sua storia politica. Possedendo infatti vari canali mediatici è molto più facile arrivare, raccontando la propria verità, al comune cittadino ed elettore che dovrà esprimere una preferenza sulla scheda elettorale. Ciò rappresenta anche un vantaggio per il successo delle aziende stesse in questione poiché se una persona è contemporaneamente al governo e a capo di grandi imperi economici ha la possibilità di tradurre in legge provvedimenti vantaggiosi per le proprie aziende. Allo stesso tempo può indirizzare l’opinione pubblica minimizzando i provvedimenti stessi semplicemente non parlandone nelle sue tv e quindi privando gli spettatori di informazioni determinanti ai fini del dibattito politico su un dato provvedimento legislativo. Tutto questo ha un nome: conflitto di interessi.
Purtroppo in tutti questi anni nessun governo, nemmeno del centro-sinistra o dei grillini è riuscito a far approvare una legge sul conflitto di interessi. Il motivo è presto detto e risiede proprio nella notizia di cui abbiamo parlato all’inizio che rappresenta il motivo chiave per il quale una legge del genere non viene fatta. Claudio Lotito, già imprenditore e Senatore, con l’acquisto di un quotidiano potrebbe avere la possibilità, se non la finalità, di tutelare le sue aziende con provvedimenti legislativi varati dalla sua maggioranza, e allo stesso tempo di controllare tramite il suo giornale l’uscita di notizie che potrebbero danneggiare lui, le sue aziende o il partito di cui lui fa parte.
La ragione per cui non viene varata una legge sul conflitto di interessi è perché i grandi imprenditori a questo conflitto e a questo potere mediatico non vogliono rinunciare e questa è una cosa insopportabile per il comune cittadino, nonché una seria minaccia alla libertà di informazione. Se andiamo a vedere i principali quotidiani italiani, sono quasi tutti posseduti e controllati da imprenditori che hanno forti legami con la politica: Repubblica appartiene di fatto a John Elkann e a Stellantis, motivo per cui sul giornale non si trova più un articolo che parli del disastro che stanno vivendo le fabbriche ex-Fiat con la maggior parte degli operai in cassa integrazione e a rischio chiusura, la moria totale dell’indotto e del know-how automobilistico italiano e lo spostamento degli investimenti di produzione altrove; de Il Giornale e Il Foglio abbiamo già parlato, il Corriere della Sera è partecipato da colossi come Mediobanca, Unipol e Pirelli, e così potremmo andare avanti per la maggior parte dei quotidiani italiani.
Detenere il controllo dei media non dovrebbe essere possibile per persone che fanno politica o per persone od enti che possiedono già imperi aziendali ed economici, dalla cui sorte deriva quella di migliaia di posti di lavoro e di persone. Avere il controllo di una grande azienda costituisce una grande responsabilità sociale e un grande potere. Da un grande potere può derivare un grande abuso, come quelli quotidiani che accadono giornalmente su ogni posto di lavoro, oppure di abuso nei confronti dei consumatori. Per contrastare gli abusi c’è un solo modo, parlarne sui media, e se i media sono posseduti da quelle stesse aziende che commettono gli abusi allora chi scrive su quei media non sarà mai libero di descrivere i fatti così come li vede. Ne risulterà quindi una informazione parziale, inquinata e distorta e non libera come quella che attualmente abbiamo, salvo poche e lodevoli eccezioni.