CHIRURGIA ESTETICA IN CRISI?

di Angela Grazia Arcuri
La fortuna dei chirurghi plastici è direttamente proporzionale al livello di stupidità di certe donne. Messa cosi’ in pace la nostra voglia polemica con un aforisma improvvisato del tutto personale, ci piace rivolgerci, come in una lettera aperta, a tutte le signore la cui occupazione preferita è quella di recarsi dal chirurgo estetico con la stessa frequenza dello shopping quotidiano.
Ci raccontava un’amica bulgara di quanto asserito da un chirurgo di chiara fama, suo connazionale: “Con le rughe non c’è niente da fare. Non esistono creme miracolose, bisogna agire da dentro e non da fuori”.
Un inchino al diktat del medico bulgaro. Da parte nostra, con la fobia dei camici bianchi, delle siringhe e del cloroformio, preferiamo tenerci le rughe al punto giusto. Quei solchi sul volto sono tutti i nostri sorrisi e le nostre lacrime, perché il volto è come la memoria di un computer, di ciò che sei e sei stato, il libro aperto della nostra vita. E lei, signora, vuole cancellare tutto, ripudiare se stessa? O preferisce diventare la riproduzione fotostatica di uno stereotipo?
Da pochi decenni si sono accavallate mode in antitesi fra loro. Il bisogno d’interiorità cui ci hanno indirizzato le filosofie spiritualistiche orientali è andato percorrendo il mondo in parallelo con le esortazioni imperiose della cultura occidentale alla “costruzione del corpo”, alla “cura dell’immagine”. Tutto ciò ci ha condotto a perdere la nostra centralità, a restare in bilico tra l’essere e il comparire. La signora ipotetica cui ci rivolgiamo, in tale legittimo imbarazzo cade in profonda meditazione, preferendo infine al guru la strada meno faticosa, quella dello studio più vicino del dottor Tiramisù.
E’ molto umana la sua illusione, cara signora. C’è un marito da riconquistare fuggito con la ventenne brasiliana? O un contratto cinematografico o televisivo che le scappa di mano a vantaggio della collega ancora in fiore? E’ davvero convinta che una puntatina dal dottor Tiramisù possa risolvere i suoi problemi? Si dia però un’occhiata in giro. Marcia un esercito di donne omologate, sacrificate sull’altare dell’estetica, un esercito di donne con gli zigomi rimpolpati e la bocca a canotto. Non hanno capito, nella loro cecità e bieca quanto stupida volontà di trasformismo, che la linea della bocca, più che altre parti del viso, è la nostra carta d’identità interiore, in quanto ci differenzia, ci contraddistingue come unicità irripetibile. L’originarietà espressiva del volto viene snaturata dalla pesante cortina labiale, sotto la quale si ottunde la solarità di un sorriso, che appare stentato, frenato, ingabbiato.
L’ha capito Alba Parietti, che non ha fatto fatica a dichiarare il suo pentimento per il reiterato intervento “labbra”. Non l’ha capito la Valeria Marini, che continua ad impallarsi la bocca col rischio di volare sù come una mongolfiera. Non l’ha capito altresi’ Hunter Tylor (la dottoressa Tailor di “Beautiful”) che ha marmorizzato quello che anni fa era un volto unico e bellissimo, tanto che non riesce più a ridere né quasi a parlare.
Appare evidente che di queste “mascherate” siano corresponsabili chirurghi senza scrupoli, il cui compito professionale dovrebbe essere quello di salvare situazioni di vero disagio estetico ed esistenziale. E’ comprensibile qualche opportuno ritocco cui ricorrono tutte, e diciamo tutte, le donne dello spettacolo, ma la deontologia dovrebbe impedire al chirurgo di rispedire a casa le sue clienti come patetiche clonazioni.
A dichiarare guerra al “botox” si è schierata Kate Winslet, l’attrice inglese eroina del film “Titanic”, promuovendo la “British Anti-Cosmetic Surgery League” (Lega Britannica contro la Chirurgia Estetica). E con lei si sono schierate molte famose e giovani colleghe. La grande Anna Magnani
fu antesignana dell’anticonformismo, rifiutando già mezzo secolo fa una blefaroplastica (lifting della zona perioculare). Bette Davis calcò il set fino alla vecchiaia, asserendo:” Non ho paura di perdere qualcosa che non ho mai avuta: la bellezza ”. Le starlette di oggi che basano il loro successo sul “lato B” sono dei fuochi fatui per poche stagioni usate dai registi per pellicole di cassetta.
L’iniziativa di Kate Winslet appare terapeutica nel volere riportare certe donne dello spettacolo alla ragione. Ma ci sembra in realtà di poter inserire questa controtendenza, appena agli inizi, in tutta quella serie di fenomeni che stanno avvenendo su scala mondiale in un periodo di forte crisi economica. Vuoi vedere che il dietro-front femminile alla poltrona del chirurgo estetico abbia a che fare, sotto sotto, all’esosità del dottor Tiramisù?
Anni fa si parlò di una donna che, andata dal chirurgo per aumentare il seno dalla terza alla sesta misura, dopo l’intervento è scappata senza pagare la parcella di ottomila euro! Già vediamo la furbetta fuggitiva portarsi via il trofeo… col vento in poppa! Oh tempora!…..
Ormai siamo abituati a prendere tutto per scontato, a battere le mani a tutto e a tutti, a farci pilotare verso qualsiasi moda che, se tutti l’accettano, è buona e bella. Anche la labbra a salsiccia! …… Oh mores!