Elezioni Francia 2022: Macron-Le Pen è scontro tra due visioni contrapposte

Da una parte Emmanuel Macron, un liberale e convinto europeista che vuole la Francia parte di un’Unione europea forte, con una maggiore cooperazione in tema di difesa e aperta all’adesione di Paesi democratici. Dall’altra Marine Le Pen, sovranista e conservatrice, che pur avendo abbandonato i toni più aggressivi che invocavano l’uscita dall’Unione, resta ancorata a temi considerati inconciliabili con l’appartenenza alla Comunità sovranazionale. E non va dimenticato che sono recenti i tempi in cui dichiarava la sua vicinanza a Putin.
Saranno loro a contendersi la presidenza francese al ballottaggio del 24 aprile con programmi e visioni di governo diversi e contrapposti, a partire proprio dal ruolo della Francia nell’Ue e nell’Alleanza Atlantica.
Con una guerra in corso in Ucraina e l’improvviso mutamento degli equilibri geopolitici, non può meravigliare, dunque, se questo ballottaggio viene riempito di ulteriori significati posto che gli Stati dell’Ue, mai come in questo momento, sono impegnati nel definire un’azione comune, sia nei confronti della Russia che per affrontare le conseguenze del conflitto.
Per gli elettori francesi si tratterà di decidere da che parte schierarsi, per far fronte alle nuove sfide e alle emergenze che hanno travolto non solo l’Europa ma l’intero globo.
Voto anti-sistema, tramonto partiti storici, astensionismo giovani
La competizione elettorale al secondo turno Macron-Le Pen era stata ampiamente preannunciata dai sondaggi, con il presidente uscente che è andato meglio delle previsioni attestandosi al 27,84% .
Ma il risultato che colpisce di più è la crescita della sinistra radicale di Jean-Luc Melanchon a cui è stato riconosciuto un consenso del 21,6% che, unito al 23,15% di Le Pen e il 7% dell’estrema destra di Eric Zemmour, rappresenta i voti di protesta e anti-sistema che hanno raggiunto oltre il 50%.
L’esito della prima consultazione certifica inoltre il declino dei partiti tradizionali, Les Republicains, Europe Ecologie-Les Verts (i Verdi) e il partito socialista che non hanno superato neanche il 5% dei voti per ottenere il rimborso delle spese della campagna elettorale.
Altro dato che ha segnato queste elezioni è la percentuale di giovani, con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, che ha scelto di non recarsi alle urne, dimostrando un netto distacco dalla politica. Si tratta del 42%, un tasso di astensionismo eccezionale se si considera quello complessivo del 26%.
Voto e rappresentatività
In vista del ballottaggio, mentre Zemmour ha chiesto ai suoi elettori di sostenere la candidata di destra, repubblicani, socialisti e verdi hanno esortato a convergere su Macron.
Melenchon che ha il bacino di voti più ampio, ha detto ai suoi sostenitori senza mezzi termini: «Non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen».
Dunque, sulla carta resta favorito il presidente uscente ma nulla può essere dato per scontato. Va considerato, oltre al tasso di astensione, che anche nelle fila degli elettori della sinistra radicale si possa preferire Le Pen pur di negare sostegno a Macron, spesso accusato di favorire le classi più abbienti.
La distribuzione dei voti del primo turno attesta che diventerà nuovo presidente della Repubblica francese, chi riuscirà ad attirare dalla propria parte i voti andati a sostegno delle posizioni più estreme di quegli schieramenti rimasti fuori dal ballottaggio.
In sostanza, molti francesi dovranno scegliere tra due candidati molto distanti dal loro orientamento politico.
Questa conclusione impone una domanda su quanto il verdetto finale di queste elezioni sarà realmente rappresentativo dell’elettorato, ossia quanto il futuro Capo dello Stato possa davvero farsi interprete delle istanze degli elettori francesi.