Crimini di guerra in Ucraina e l’azione della Corte penale internazionale
Attualità
30 Marzo 2022

Crimini di guerra in Ucraina e l’azione della Corte penale internazionale

Le denunce e le testimonianze di crimini di guerra e contro l’umanità che si stanno compiendo in Ucraina hanno portato la procura della Corte penale internazionale ad aprire delle indagini. I tempi lunghi della giustizia non possono avere effetti immediati per fermare le atrocità che avvengono durante il conflitto, ma resta indispensabile l’avvio di un’azione per accertare le responsabilità di questi gravi atti.

di Paola de Majo

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Da più di un mese l’Ucraina è diventata teatro di devastazioni e cruenti attacchi, a causa dell’invasione delle forze armate della Federazione russa.

Questa aggressione ad uno Stato sovrano è anche questione di rilevanza giuridica. Sono state infatti violate norme di diritto internazionale, in particolare quelle tipiche poste da accordi (o patti, convenzioni, trattati) internazionali ad incominciare dalla Carta delle Nazioni Unite che, all’art. 2 co. 4, regola le relazioni tra gli Stati membri imponendo loro di «astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite.».

Non è infatti da considerare che questo attacco armato possa rientrare nel diritto di legittima difesa individuale o collettiva contemplato all’art. 51 della Carta, a cui il presidente Vladimir Putin si è richiamato per giustificare questa guerra che per di più il leader russo dissimula in patria, denominandola «operazione militare speciale» in aiuto al Donbass.

Crimini di guerra e Corte penale internazionale

Dalle notizie provenienti dal territorio ucraino si sta facendo strada anche l’ipotesi che si stiano consumando crimini di guerra e contro l’umanità. Le informazioni che arrivano riferiscono di uccisioni, abusi e deportazioni di cittadini ucraini, oltre all’utilizzo di armi proibite dal diritto internazionale, come le bombe a grappolo, anche verso obiettivi e infrastrutture civili.

Il 27 marzo si è aggiunto l’attacco russo che ha colpito il centro di ricerca nucleare di Kharkiv che potrebbe determinare pesanti conseguenze per l’ambiente, sebbene non sia ancora possibile stimarne l’entità dei danni.

A giudicare gli individui responsabili dei più gravi crimini compete alla Corte penale internazionale (CPI) istituita nel 1998, il cui Statuto richiama nel preambolo gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e la necessità di non lasciare impuniti i delitti di allarme per l’insieme della comunità internazionale.

La CPI non è un organo dell’ONU come la Corte internazionale di giustizia (CIG) – entrambe con sede all’Aia – ma è ad essa collegata: il Consiglio di sicurezza può, ad esempio, deferire alla CPI questioni che diversamente non apparterrebbero alla sua giurisdizione.

Crimini di competenza della CPI

La CPI interviene come tribunale penale permanente per i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e crimini di aggressione.

Queste fattispecie delittuose sono individuate dallo Statuto della CPI che nello specifico all’art. 8 definisce «crimini di guerra» uno qualsiasi degli atti posti in essere contro persone o beni protetti dalle norme della Convenzione di Ginevra del 1949 quali, ad esempio, l’omicidio volontario, la tortura e i trattamenti inumani, la distruzione e l’appropriazione di beni – non giustificate da necessità militari – la deportazione o la detenzione illegale.

Inoltre, tra i delitti di guerra sono individuate molteplici e gravi violazioni delle leggi e degli usi applicati nell’ambito del diritto internazionale nei conflitti armati internazionali. Tra questi atti rientrano gli attacchi o i bombardamenti contro popolazioni civili o contro città, villaggi, abitazioni o costruzioni che non siano difesi e che non costituiscano obiettivi militari. Ed ancora, gli attacchi intenzionali contro edifici dedicati al culto, all’edu­cazione, all’arte, alla scienza o a scopi umanitari, a monumenti storici, a ospedali e luoghi dove sono riuniti i malati ed i feriti.

La CPI può intervenire nel conflitto Russia-Ucraina?

Malgrado l’invasione russa costituisca un’evidente violazione dell’obbligo di soluzione pacifica delle controversie tra Stati membri, non è automatica la competenza a procedere della Corte.

Il limite principale rispetto al conflitto in atto è che sia l’Ucraina che la Federazione russa non hanno ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale. Tuttavia, l’Ucraina nel 2014 ha accettato la giurisdizione della CPI per i precedenti conflitti in Crimea e nel Donbass tramite l’attivazione di una specifica procedura che prevede l’esercizio della sua competenza su richiesta di uno Stato non membro (art.12 co 3 Statuto CPI).

Ed è su questo presupposto che la procura della CPI, già il 28 febbraio scorso, ha aperto un’indagine per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità e lavora alla raccolta di prove sulle condotte criminali commesse da qualunque parte coinvolta nel conflitto sul territorio ucraino.

Quanto può concretamente essere efficace l’azione della CPI?

Di fronte ad una guerra che continua a causare vittime, ondate di profughi e distruzione è chiaro che i tempi della giustizia non possono tenere il passo ed è per questo che anche parlare di violazione del diritto internazionale stride con la tragedia che si consuma sul campo.

Resta però necessario procedere all’indagine per far luce sulle responsabilità di eventuali crimini di guerra, affinché la Corte faccia valere il ruolo di garante della giustizia per il quale è stata istituita. I risultati della sua azione possono infatti rilevare, anche nel breve periodo, come un intrinseco valore di denuncia in relazione all’inosservanza di quei precetti del diritto internazionale umanitario introdotti a tutela delle popolazioni coinvolte in un conflitto armato. Ciò per dissuadere dal perpetrare gli eventuali atti delittuosi e prevenire i crimini di guerra in futuri conflitti.

Non va mai dimenticato che quello internazionale è diritto fortemente condizionato dalle relazioni e dai rapporti di forza internazionali. Sotto questo aspetto, un reale supporto di tutti gli Stati alla CPI rafforzerebbe la sua azione volta ad indagare sulle presunte violazioni del diritto di guerra.

E in questo senso si stanno impegnando gli Stati dell’Unione europea che, dopo una riunione svolta lo scorso 4 marzo nell’ambito del Consiglio Giustizia e Affari Interni, hanno deciso di cooperare avvalendosi di tutti gli strumenti di Eurojust – Unità di cooperazione giudiziaria dell’Ue – realizzando una squadra comune di indagine sugli eventuali crimini di guerra in Ucraina, per trasmettere i risultati di questi accertamenti alla Corte a sostegno del suo operato.