Nuovo Decreto Covid scioglie nodi su scuole, scudo penale e obblighi vaccinali

L’ultimo Decreto del governo Draghi (D.L. n. 44/2021) interviene su questioni cruciali su cui si reclamava da tempo una decisa azione dall’amministrazione centrale, visti i dibattiti che hanno acceso in questi mesi anche rispetto ai rapporti tra Stato e Regioni.
Scuole e limiti alla discrezionalità dei presidenti di Regione
In primo luogo, aveva fatto molto discutere la prolungata chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado disposta in alcune Regioni – prima fra tutte la Campania – in mancanza di chiarezza sui criteri che hanno spinto a così drastiche iniziative, come emerso in alcune pronunce del giudice amministrativo, e, tra l’altro, non in sintonia con quanto più volte affermato dal governo sulla gestione dell’attività didattica.
Su questo aspetto, il Decreto dà il via libera anche in zona rossa all’apertura delle scuole, a partire da quelle dell’infanzia fino al primo anno della scuola media. Inoltre, si specifica che i presidenti delle Regioni non potranno assumere discrezionalmente provvedimenti che limitano la didattica in presenza. Delle deroghe verranno consentite solo in casi di straordinaria necessità al verificarsi di focolai o del rischio elevato di diffusione del virus nella comunità scolastica. Gli eventuali provvedimenti restrittivi richiederanno un preventivo parere delle autorità sanitarie e il rispetto di principi di adeguatezza e proporzionalità.
Per i successivi gradi di istruzione viene confermato lo svolgimento delle attività in presenza dal 50% al 75% per gli studenti in zona arancione, mentre in zona rossa la didattica si svolgerà a distanza a partire dalla seconda media. Verrà comunque garantita l’attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Obbligo vaccinale per il personale sanitario
Novità significative vengono previste nel Decreto in materia di vaccinazioni, che si confermano l’arma di contrasto principale alla pandemia.
Il governo è infatti finalmente intervenuto sul pericolo di contagio causato dal personale sanitario che rifiuta il vaccino. È stato stabilito che per questi professionisti e lavoratori “La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative…”. Un’eccezione a questa disposizione è stata individuata solo nel caso in cui la persona interessata dall’obbligo non può essere vaccinata, per comprovati e specifici problemi di salute.
L’inosservanza dell’obbligo vaccinale comporterà la sospensione dal diritto di svolgere attività lavorativa che implica contatti interpersonali e quindi favorisce la diffusione del contagio. Verrà anche interrotto il pagamento dello stipendio, se durante il periodo di sospensione non sarà possibile adibire il lavoratore a mansioni diverse, che escludono il contatto con i pazienti.
Scudo penale per chi somministra il vaccino
Ed ancora, il Decreto ha introdotto il cosiddetto scudo penale per il personale addetto alla somministrazione dei vaccini.
Da tempo i medici chiedevano una norma che li tutelasse dal rischio di controversie legali, poiché stanno operando in una situazione straordinaria – qual è senz’altro un’emergenza pandemica – che li impegna anche in un’intensa campagna vaccinale di massa.
Si sono poi uniti a questa richiesta anche i farmacisti, da quando è stata riconosciuta alla loro categoria la possibilità di effettuare le vaccinazioni, dopo un’opportuna formazione.
Nel Decreto è stata quindi disciplinata una “protezione legale” a tutela del personale sanitario che esclude la responsabilità penale per i reati di omicidio colposo e lesioni colpose, legati alla somministrazione del vaccino. Lo scudo si applica se sono state rispettate le regole precauzionali previste per l’attività di vaccinazione, contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e nelle circolari del Ministero della salute sull’ attività vaccinale.
Sullo scudo penale, tuttavia, non sono mancate le critiche da parte del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Filippo Anelli, che ritiene si tratti di “tutele insufficienti e norme su vaccini poco incisive”. Il presidente ha sottolineato che attendevano uno strumento giuridico più ampio che li tutelasse per tutte le prestazioni che stanno svolgendo in emergenza Covid. E sulle vaccinazioni ha precisato che la norma non dovrebbe limitare la tutela all’atto pratico dell’inoculazione del vaccino.
Il personale medico auspica, quindi, che lo scudo possa essere rivisto in Parlamento, in sede di conversione in legge del provvedimento.
Queste dunque sono da ritenere le misure del Decreto più attese, perché hanno di fatto colmato un vuoto normativo che aveva creato molte difficoltà in questi mesi. Per il resto, il provvedimento contiene ulteriori disposizioni, sempre legate all’emergenza, che interessano più specifiche questioni come i termini per svolgere l’attività giudiziaria e la semplificazione delle procedure per i concorsi pubblici.