Prospettive del Lavoro agile nella PA, l’esperienza di Roma Capitale
Era impensabile che da un giorno all’altro la nostra società avrebbe assistito ad un ricorso massivo al lavoro agile o smart working, sia nel settore pubblico che privato, e tanto più per contrastare la diffusione di un virus.
Prima che diventasse funzionale alla gestione dell’emergenza, il ricorso a questo innovativo modello di lavoro faticava a decollare a causa di una mentalità ancorata ad una rigida concezione del luogo e dell’orario di lavoro. E ciò impediva di vedere i pregi di un’organizzazione del lavoro che si adegua alla rivoluzione tecnologica degli ultimi decenni e che responsabilizza il lavoratore rispetto agli obiettivi da raggiungere. Gli ulteriori benefici di questo strumento vanno valutati in termini di welfare e non di meno di sostenibilità, considerando che consente una diminuzione degli spostamenti e quindi di inquinamento, vantaggio non da poco in un Paese come l’Italia con un alto numero di pendolari.
L’esperienza dello smart working nella PA
Ad un anno dall’inizio dell’emergenza sanitaria si sta valutando anche nella pubblica amministrazione quella che è stata l’esperienza dello smart working in questi mesi, con l’obiettivo di definirne le prospettive anche per il futuro.
Con tutti i limiti di una applicazione “emergenziale”, il neo ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ritiene che lo smart working è un’esperienza da proseguire e valorizzare. Non a caso, nella recente intesa con i sindacati per rinnovare la Pubblica Amministrazione è stata prevista anche la definizione di una disciplina del lavoro agile nei futuri contratti collettivi nazionali, che garantisca adeguate e trasparenti condizioni di lavoro e risponda alle esigenze di produttività dell’amministrazione.
Certo non si può negare che, in questa fase emergenziale, sono stati rilevati nella PA dei rallentamenti dovuti, talvolta, anche ad una approssimativa gestione dello smart working. È per questo che sono state previste delle iniziative per farlo funzionare con appropriati livelli di digitalizzazione e organizzazione.
Una delle recenti innovazioni della disciplina sul lavoro agile riguarda, infatti, l’adozione da parte delle amministrazioni pubbliche del “Piano Organizzativo del Lavoro Agile” (POLA) con il quale le amministrazioni devono regolare le modalità attuative dello smart working per le attività che possono essere svolte da remoto e individuare gli strumenti per la verifica dei risultati conseguiti, per migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa.
La settimana scorsa è stato annunciato il completamento del POLA di Roma Capitale, l’ente che amministra il territorio comunale di Roma e che si distingue per vastità e numero di dipendenti.
Per sapere qual è stata l’esperienza dello smart working presso questa amministrazione abbiamo intervistato l’assessore al Personale di Roma Capitale, Antonio De Santis.
D- Assessore De Santis, qual è il suo bilancio dell’esperienza del lavoro agile fatta sino ad oggi con i dipendenti di Roma Capitale?
R- Il lockdown dello scorso anno, e il conseguente ricorso obbligatorio allo smart working per le pubbliche amministrazioni, è stata la scintilla che ha innescato quella che si sta rivelando come una rivoluzione copernicana del pubblico impiego. Ciò che non si era riusciti a fare in decenni è stato fatto in poche settimane. Roma Capitale sta lavorando per far sì che questa preziosa esperienza vada avanti e si consolidi. Basti pensare che durante il lockdown l’amministrazione capitolina è riuscita, in pochi giorni, a dotare di VPN i lavoratori per connettersi alla rete aziendale ed accedere ai sistemi non raggiungibili dal Portale. E ora questo patrimonio lo stiamo continuando ad usare, con grandi vantaggi per i cittadini e per i lavoratori. Sempre in quel periodo, anche grazie a tale strumento, sono andate avanti le gare per il rifacimento delle strade della città e, nel contempo, si è riusciti a distribuire oltre 10 mila buoni spesa per aiutare le famiglie con difficoltà economiche. Un’esperienza che, già ad aprile 2020, ha spinto la Giunta Capitolina – ancor prima che il Governo chiedesse alle pubbliche amministrazioni di elaborare il Piano Operativo di Lavoro Agile (POLA) – a introdurre il Lavoro Agile come modalità di lavoro stabile in tutti quei settori dove risulta idonea a coniugare la qualità del lavoro con la semplificazione dei processi amministrativi.
D- In che percentuale i dipendenti sono stati messi in lavoro agile?
R- Alla data del 31 marzo 2020 la dotazione organica di Roma Capitale era di 23.011 unità, di questi, 9.212, pari al 40%, erano autorizzati a lavorare da remoto. Vanno però esclusi dal computo generale le categorie di lavoratori impegnati in attività che per loro natura non possono essere svolte da casa (insegnanti della scuola d’infanzia/educatrici di asili nido, n. 6618; dipendenti della Polizia Locale: n. 6017) e così arriviamo a un numero pari a 10.376 lavoratori potenzialmente agili. Rapportando a questo universo, la quota di dipendenti che, dal mese di marzo, ha effettivamente lavorato da remoto, si ottiene una percentuale dell’88,79 per cento.
D- Nell’ambito del POLA che avete elaborato quali sono le misure che ritiene di particolare rilievo?
R- L’aspetto realmente innovativo è rappresentato dal fatto che il Piano Operativo di Lavoro Agile che stiamo adottando supera la tradizionale logica del controllo sulla prestazione e lo trasforma in un controllo sui risultati e quindi sui servizi erogati ai cittadini.
D- Quali iniziative prevede il POLA per monitorare che i servizi resi in smart working rispettino standard di qualità?
R- È presto per dare i dettagli visto che il Piano dovrà necessariamente passare anche dalla contrattazione con le organizzazioni sindacali, tuttavia fornisce già la cornice giuridica all’interno della quale dovranno essere costruite le regole per la misurazione e il controllo della qualità dei servizi. Le posso dire che Roma è una delle PA più avanti con questo processo che unito alla rigenerazione del personale già avviata con 6000 assunzioni, cui si aggiunge il Concorso per la Dirigenza cui stiamo dando il via, fa volgere all’ente uno sguardo deciso verso il futuro.
Va superata quindi l’ostilità al lavoro agile che ancora residua in una certa parte della società. Solo un ricorso distorto a questo modello non può farne apprezzare i benefici, pertanto, resta una modalità di organizzazione da perseguire purché vengano avviate tutte le misure utili per un corretto svolgimento del rapporto di lavoro. Ciò soprattutto nelle amministrazioni pubbliche dove c’è l’imprescindibile esigenza che il lavoro da remoto venga regolato in modo da garantire l’adeguatezza e la tempestività delle prestazioni al servizio di tutta la collettività.