Fentanyl: la droga che sta devastando gli Stati Uniti è arrivata anche in Italia
Anche in Italia sentiamo sempre più spesso, anche se non quanto si dovrebbe, parlare del Fentanyl. L’ultimo caso di cronaca in cui questa sostanza pericolosa si è resa protagonista è la morte dello chef italiano Andrea Zamberoni, avvenuta a New York. Il cuoco italiano è solo uno degli ultimi in una lunghissima serie di decessi per overdose da fentanyl, l’oppioide sintetico che è arrivato anche in Italia.
Che cos’è il fentanyl
Similmente ad altre sostanze, il Fentanyl non è stato sintetizzato a scopo ricreativo, non a caso è uno dei farmaci più importanti nella terapia del dolore. A sintetizzarlo per la prima volta fu il dottore Paul Janssen nel 1960, che riuscì così a scoprire una sostanza 100 volte più potente della morfina, da usare nella cura dei dolori cronici, oppure come anestetizzante prima di operazioni particolarmente invasive. Nel corso degli anni, poi, dal fentanyl sono derivate altre sostanze ancora più forti, come sufentanil, alfentanil, remifentanil e lofentanil. Ancora oggi, grazie alla capacità di curare il dolore e soprattutto di essere rilasciato in modo controllato grazie ad appositi cerotti, il fentanyl è l’oppiaceo sintetico più utilizzato nelle cliniche e nuove tecniche per la somministrazione sono al centro di numerosi studi.
Il fentanyl come droga, effetti e rischi
Grazie alle caratteristiche che abbiamo appena descritto, il fentanyl è stato ben presto scoperto dalle organizzazioni criminali che operano nel mondo della droga, che hanno cominciato a produrlo e quindi ad introdurlo sul mercato nero. Ovviamente il primo utilizzo è come sostituto dell’eroina, facendo parte della stessa famiglia e condividendone gli effetti dopo l’assunzione: stato di benessere ed insorgere di allucinazioni che dipendono dalla quantità. Tali reazioni nel corpo umano lo rendono poi molto simile anche alla morfina, rispetto alla quale però è molto più forte con dosi allo stesso tempo minori, rendendolo così anche particolarmente pericoloso per chi lo assume, dato che basta compiere esagerare minimamente nella scelta della quantità assunta per morire o per sviluppare da subito una dipendenza notevole. È inoltre presente anche nella cocaina, in cui viene utilizzato per amplificare gli effetti, rischiando però di divenire una vera e propria miscela mortale in grado di uccidere al primo colpo. Gli effetti collaterali, invece, sono quelli che insorgono in seguito ad un sovradosaggio e sono: depressione respiratoria, depressione, ansia, fino alla morte.
La strage del fentanyl negli Stati Uniti, l’arrivo in Italia
Il fentanyl ha iniziato ad occupare le rubriche di cronaca dagli Stati Uniti, dove il numero di morti causati per overdose da questa sostanza è cresciuto costantemente negli ultimi anni ed è destinato ad aumentare. Dal 2014 oltreoceano sono più di 300.000 le morti registrate, di cui più di 30.000 solamente nel 2018, tant’è che il presidente Donald Trump ha parlato di una vera e propria emergenza sanitaria nazionale. A farne le spese ovviamente sono i centri urbani più poveri, dove gli emarginati ne fanno un uso sempre maggiore. Il primo boom è avvenuto dopo gli anni 90, quando grazie alla liberalizzazione delle ricette è stato reso l’accesso più facile per tutti. I rischi legati a questa sostanza sono così elevati che il personale che rischia di entrarci in contatto (medici e forze dell’ordine) ha ricevuto delle linee guida ben precise su come comportarsi nel caso in cui si entri in contatto con il fentanyl per la propria sicurezza personale, poiché per morire basta anche solo toccare o inalare una involontariamente una quantità minima e per lavorare in queste situazioni devono utilizzare delle tute apposite per isolarsi completamente.
In Italia la prima morte registrata per una sostanza derivata dal fentanyl, precisamente l’ocfentanil, risale al 2017, ma quando fu trovato il cadavere senza vita del 39enne milanese si pensò inizialmente all’eroina. La vera causa fu identificata solamente nel settembre 2018. I tempi che sono serviti hanno dimostrato fin da subito la pericolosità della sostanza e soprattutto l’incapacità dei laboratori italiani di individuare questa nuova sostanza, ancora strutturati solamente alla ricerca delle droghe “classiche”. Da quel momento le morti sono aumentate e con esse anche gli arresti di chi era in sostanza del fentanyl, in molti dei quali i colpevoli l’avevano acquistata nel dark web. C’è inoltre anche chi lega la presenza del fentanyl all’aumento recente dei decessi per overdose di eroina, in cui si sospetta che le due droghe siano mischiate.
L’inadeguatezza delle strutture italiane
Il timore più grande è che non si faccia abbastanza per prevenire e combattere la diffusione di fentanyl in Italia, dove siamo ancora anni luce indietro persino nella consapevolezza della sostanza sul territorio, come dimostrano l’incapacità e l’inadeguatezza delle strutture che dovrebbero occuparsene. I pericoli che si corrono, tra cui quello di una vera e propria strage come sta accadendo negli Stati Uniti, sono sotto gli occhi di tutti, ma in Italia ancora non ci si sta muovendo nel verso giusto, come afferma anche Riccardo C. Gatti, medico, specialista in psichiatria e psicoterapeuta esperto in dipendenze: «In questi anni, l’intero problema droga, in generale, è stato sottovalutato ed ancora oggi è messo in evidenza solo in occasione di emergenze mediatiche ed alla connessa visibilità di luoghi ed azioni simboliche. È opportuno chiedersi se le risorse attualmente messe a disposizione del Sistema Socio-Sanitario, siano appropriate e correttamente dimensionate per combattere il possibile sviluppo di una “nuova” epidemia da uso di oppioidi e se siamo dotati dei mezzi di analisi e di osservazione adeguati per documentare le overdose da fentanil ed il suo consumo. A mio parere, attualmente c’è, in Italia, una situazione di oggettiva, pericolosa debolezza in questo ambito».