Matera, città della cultura 2019 e dei Sassi più antichi del mondo
Matera si sta preparando al suo debutto come capitale della cultura del 2019. I preparativi hanno subito qualche ritardo e si sta lavorando per arrivare in tempo a questa importante manifestazione.
Matera è una principessa antica, bella, senza trucco, spoglia, adorna della sua ruvidità. La prima cosa che viene in mente di Matera sono i Sassi. In nessuna altra città del mondo i sassi assurgono a identità della città e le danno forma e sostanza.
Anche nel nome questa straordinaria città richiama il termine “materia” di cui i sassi sono la rappresentazione plastica. È una delle città più antiche del mondo e il suo territorio, abitato sin dall’epoca preistorica, resta un esempio unico al mondo di civiltà rupestre che ha inglobato tutte le culture che nei secoli l’hanno attraversata.
L’impronta orientale è profonda. I monaci bizantini stabilirono le loro chiese lungo le grotte della Gravina, chiese rupestri che oggi costituiscono il Parco archeologico storico-naturale delle chiese rupestri del materano. Anche la cultura bizantina, come tutte le culture che hanno attraversato il territorio di Matera è entrata nelle sue grotte millenarie e ne è rimasta assorbita.
Su tutto dominano i Sassi, integrazione perfetta tra l’uomo e l’ambiente. Nel 1800 nel territorio materano le condizioni sociali diventano difficili, nei Sassi si vive in povertà e l’aumento di popolazione porta a adibire a abitazioni anche luoghi in precedenza adibiti a depositi e cisterne.
I Sassi diventano simbolo delle condizioni di disagio in cui versa il sud d’Italia. Nel 1935 lo scrittore Carlo Levi, confinato in provincia di Matera, nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli” scrive: “In questa terra oscura, senza peccato ne’ redenzione, dove il male non è morale ma un dolore terrestre che sta per sempre nelle cose, Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.”
Povertà e rassegnazione a un fato che appare ineluttabile. Nel 1952 si stanziano fondi per la costruzione di nuovi quartieri residenziali nei quali far confluire gli abitanti delle case-grotta.
Matera diventa un laboratorio, nasce la Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera, istituita da Adriano Olivetti, presidente dell’Istituto Nazionale di urbanistica e dal sociologo Friedrich G. Friedman che si avvale di esperti in storia, demografia, economia, urbanistica, paleontologia, sociologia per progettare quartieri che riprendano il modello di vita sociale dei Sassi.
Il quartiere realizzato dall’INA-casa, denominato “Le spine bianche” è un’opera di grande rilevanza architettonica della corrente Neorealista del Razionalismo Italiano del secondo dopoguerra.
I Sassi tornano protagonisti nel 1986 quando una legge nazionale ne finanzia il recupero. Nel 1993 l’Unesco dichiara Matera patrimonio mondiale dell’umanità. È il primo luogo del sud a ricevere questo riconoscimento e l’Unesco motiva la scelta sottolineando che in questo territorio, da nove millenni, l’uomo e l’ambiente naturale convivono in perfetto equilibrio e la roccia è stata adattata alle necessità degli abitanti senza mutare o essere trasformata.
La scelta di Matera capitale della cultura del 2019 ha premiato l’architettura rude e raffinata, monolitica e monocromatica, orgogliosamente spoglia, priva di monumenti, essa stessa monumento unico e prezioso. Lo slogan della candidatura è stato: “Open Future” perché questa città così radicata nel passato è sempre un passo avanti, proiettata nel futuro, pervasa dall’esigenza di cimentarsi in nuove attività, da un’inquietudine che spinge iniziare nuove imprese.
Leonardo Sinisgalli ha descritto così il carattere dei lucani: “Il lucano non si consola mai di quello che ha fatto, non gli basta mai quello che fa… parlate con un contadino, con un pastore, con un vignaiolo, con un artigiano. Parlategli del suo lavoro. Vi risponderà che aveva in mente un’altra cosa, una cosa diversa. La farà un’altra volta.”
C’è attesa per l’inizio di Matera 2019, quando la città diventerà il palcoscenico d’Europa e mostrerà la sua attitudine a proiettarsi nel futuro accendendo i riflettori sui suoi Sassi che ci ricordano che qui è nata la storia del mondo.