Teramo, incendiate le auto al giudice Marina Tommolini ed al maresciallo dei carabinieri Spartaco De Cicco
É un lavoro da esperti professionisti, ribadiscono gli investigatori:
sono state prese di mira due colonne della magistratura e delle forze dell’ordine teramane.
Il maresciallo condotto le indagini per tutti gli eventi criminosi avvenuti a Teramo.
Il giudice ha esaminato il caso Enichem, l’omicidio Fadani e Rea.
Nella notte tra venerdì e sabato chi ha cosparso di benzina le auto lo ha fatto in modo per così dire professionale, professionisti che hanno operato sapendo esattamente cosa e come fare, ben conoscendo i possessori delle due macchine parcheggiate in via Colombo e via Brescia a Martinsicuro.
Marina Tommolini, è stata giudice monocratico a Giulianova e Teramo prima di diventare giudice per le indagini preliminari. È stata anche pretore a Manfredonia, si è occupata di indagini importanti legate alla Enichem, e dell’omicidio Fadani, ed è anche il gip che si dovrà occupare del caso di Salvatore Parolisi, allorché il caporal maggiore indagato per l’assassinio della moglie Melania Rea dovesse giungere in udienza preliminare.
Il maresciallo Spartaco De Cicco è un uomo di spicco del reparto operativo provinciale dei carabinieri. Ha condotto le indagini su tutti gli omicidi degli ultimi tempi, dal caso Fadani a quello di Adele Mazza. Oltre che a vaste operazioni antidroga effettuate in provincia
Gli orari del doppio attentato si possono desumere dalle telefonate di allarme giunte ai vigili del fuoco: la prima alle 5.14, quando in via Brescia brucia l’Audi A4 del maresciallo De Cicco poi alle 5.35, l’allarme per l’incendio in via Colombo che interessa l’Audi A6 bianca del magistrato.
I piromani hanno scavalcato il recinto di cemento cospargendo di benzina la vettura, immediatamente prendono fuoco carrozzeria e pneumatici. In seguito all’allarme giungono il prima possibile i vigili del fuoco da Teramo, Nereto e Roseto degli Abruzzi spegnendo il rogo, ma oramai le auto sono carbonizzate.
Le indagini si concentrano nei fascicoli delle indagini tenute dal giudice e dal sottufficiale, si cerca anche un solo indizio che unisca i due attentati.
L’unica cosa certa per adesso è il chiaro messaggio intimidatorio che è stato lanciato come una sfida alle istituzioni dalla malavita.
di Patrizia Tarli
21 novembre 2011