La Grande Guerra in alta quota
Torna in libreria un “classico” della storia militare della Grande Guerra, focalizzato sulle vicende belliche in montagna. Fra documento e diario, Gunther Langes ricostruisce il più terribile dei fronti di guerra: la montagna. Athesia Edizioni, pag. 216, Euro 19,90.
ROMA – Nella nuova dimensione bellica repentinamente introdotta dalla Prima Guerra Mondiale, si aprì lo scenario sin lì inconsueto della guerra in montagna, le cui vicende scrissero una nuova pagina di storia militare, sia strettamente legata ai combattimenti, sia alla struttura, all’equipaggiamento e all’addestramento dei reparti che vi furono coinvolti. Gunther Langes (1899-1972) – che fu Sottotenente dell’VIII Reggimento Artiglieria da Montagna dell’esercito austroungarico – aveva la montagna nel cuore, si sentiva figlio di quelle rocce e di quelle nevi, e quando nel 1916, appena diciassettenne, si arruolò volontario nella Grande Guerra, già lo accompagnava fama di esperto scalatore e guida alpina, che appunto mise a disposizione per la causa della Patria. Con il suo volume, Langes non ha inteso scrivere un’opera esaustiva sulla guerra in montagna: l’autore lo ha impostato come una scelta di episodi di vita quotidiana in guerra e di combattimenti che ebbero luogo sulle cime alpine. Uscito una prima volta nel lontano 1973, all’epoca il volume vantava l’introduzione del Generale di Artiglieria Konrad Krafft von Dellmensingen (1862-1953), comandante del Corpo Alpino tedesco, che combatté al fianco degli austriaci; un preziosa testimonianza riproposta anche in questa nuova edizione. Scritto da un austriaco, il volume presenta il punto di vista dell’esercito asburgico, ma queste pagine non intendono riaprire polemiche e vecchie ferite; l’autore le ha scritte con l’intento di rendere omaggio a tutti coloro, italiani tedeschi, austriaci che fossero, che hanno vissuto i giorni tragici della guerra in montagna, spesso sacrificando la loro vita per la Patria, sempre combattendo con valore e spirito di adattamento alle avversità climatiche e logistiche di quel particolare territorio.
Non c’è retorica, né revanscismo nelle pagine di Langes, che scorrono come ricordi indelebili, esperienze di vita incancellabili, che cementarono il cameratismo e lo spirito di corpo, affratellando gli uomini pur in circostanze così tragiche; non l’unico fra gli affascinanti paradossi della guerra.
In apertura, l’autore ricostruisce la nascita dei reparti da montagna in seno all’esercito asburgico e a quello alleato tedesco, superando la convinzione che le zone d’alta montagna fossero “militarmente impraticabili”. All’indomani della sua entrata in guerra a fianco dell’Intesa, l’Esercito Italiano aveva occupato vaste zone dell’arco alpino al confine con l’Austria, dalle Dolomiti e la Marmolada all’Ortles e il gruppo delle Tofane. Colto quasi di sorpresa, lo Stato maggiore asburgico fu costretto a organizzare in tutta fretta, con l’aiuto dei commilitoni tedeschi, reparti per la guerra in montagna, che furono rapidamente trasferiti sul fronte alpino. Oltre alle truppe, sulle cime furono trasportati anche cannoni, salmerie, munizioni, cibo e materiale sanitario, il tutto con il solo ausilio dei muli e delle braccia umane. Uno sforzo colossale, che si aggiungeva alla già difficile situazione logistica della guerra. Proseguendo nella lettura, con asciutto stile diaristico, l’autore rievoca le battaglie cui prese parte personalmente, per poi citare testimonianze dirette dei protagonisti per quanto riguarda altri episodi bellici; è il caso della testimonianza del Tenente Colonnello Weiser sulla conquista di Monte Piana avvenuta il 7 giugno 1915, o di quella del soldato Hubert Mumelter, che rievoca la battaglia di San Cassiano del febbraio 1916. Un modo per dare voce a tutti i protagonisti, semplici soldati o alti ufficiali che fossero, tutti comunque direttamente toccati dalle difficile condizioni in cui operavano.
La guerra in montagna è ricostruita attraverso i più minuti particolari, non soltanto delle operazioni belliche, ma anche delle condizioni di vita dei soldati, le tecniche di movimento fra i ghiacci e le nevi, l’equipaggiamento, e soprattutto lo stato d’animo e le sensazioni di quegli stessi soldati. È questo uno dei pregi del volume di Langes, che affianca, alla dimensione storica, la dimensione umana; al coraggio e all’eroismo si uniscono la paura, la fatica fisica, la sofferenza morale, sensazioni che danno la misura della fragilità dell’individuo che, tuttavia, è riesciuto ad affrontare l’inaffrontabile. E sullo sfondo, stridente, il contrasto fra la maestosa, silente, atavica bellezza della natura alpina, e la violenza della guerra giunta a sconvolgere l’immemoriale silenzio delle grandi cime.
Un ricco apparato iconografico, costituito da fotografie d’epoca, documenti e mappe, è prezioso strumento per entrare appieno nella dura realtà della guerra alpina, fra neve e ghiacci perenni. Memorie lontane, delle quali furono protagonisti uomini che ebbero la Patria come supremo ideale, e il cui sacrifico non deve comunque essere dimenticato, in nome di un’Europa fondata sulla pace.
Niccolò Lucarelli