Caligola, il poeta della follia dell’assoluto al Teatro Litta
Sino al 24 gennaio 2016 al Teatro Litta di Milano, Corrado D’Elia è Caligola, il poeta della follia dell’assoluto, che cammina per il mondo uccidendo l’amore. L’attore, che firma anche la regia, rilegge in chiave contemporanea il dramma di Camus, iniziato nel 1938, agli albori del declino dei miti occidentali, e continuamente revisionato sino al 1958. Camus, nato ad Algeri nel 1913, ottenne il premio Nobel per la letteratura perchè la sua opera, “con serietà chiarificante illumina i problemi della coscienza umana nel nostro tempo”.
In Caligola egli indaga la passione-pulsione dell’impossibile assoluto. La descrive nel suo nascere, evolvere, esplodere ed implodere, nel momento del fallimento. Caligola è un imperatore romano, che, dopo l’assasinio di suo zio Tiberio, gli succede al trono. All’inizio è amato dal popolo, ma poi alla morte della sorella Drusilla, con cui ha un amore incestuoso, si rende conto che “gli uomini muoiono e non sono felici; è tutto qui”. Passa tre giorni a vagare per la campagna romana, in preda al dolore che rasenta la follia. Rientrato a palazzo, si prefigge di insegnare agli uomini, quanto ha imparato, ossessionato com’è dal disprezzo per la vita, diventata senza senso. Con una perversione sistematica cerca di distruggere ogni valore, ogni legame tra gli esseri, ogni libertà. La vita per lui non ha senso, e per questo nessuno può dare senso alla vita. La sola libertà che possa esistere, è, per lui, quella di decidere sulla vita e la morte di tutti i suoi sudditi, compresi amici, fedeli cortigiani e finanche la sua amante, che finisce strozzata dalle sue mani.
Corrado Elia ha voluto un Caligola contemporaneo, su una scena moderna, algida, con una vasca enorme, piena di palline rosse, inutili, quando si spargono per la scena, come il sangue versato. Perchè in fondo, “Caligola non è morto, è dentro ciascuno di voi. Se vi fosse dato il potere e voi aveste ancora un cuore e amaste la vita, vedreste scatenarsi l’angelo o il demonio che è in voi. La nostra epoca muore per aver creduto ai valori e alla bellezza delle cose, e non alla loro assurdità.” É vestito in abito scuro, con una camicia bianca inamidata. Anche i senatori e i cortigiani hanno abiti moderni. Sono i primi ad arrivare in scena, mentre risuonano leggere note di valzer. La musica è molto presente e talvolta domina la scena con tutto il suo dionisiaco incontenibile. Poi arriva Caligola, beffardo, dirompente. Ride, talvolta come un bimbo, talvolta sguaiato, tracotante, mentre decide per la morte o la vita di qualcuno. Per imitare e deridere Venere, si traveste da dea, consapevole che gli dei siano un limite al suo potere assoluto e che, per imitarli meglio, sia necessario essere crudeli come loro. Ama la poesia, ma quella che si traduce in azione.
Nella versione “al massimo” di D’Elia però, Caligola non viene accoltellato, ma beve sereno il veleno; perchè realizza che il vuoto fatto nella sua anima ed intorno a lui seminando morte, non gli da la pienezza che cerca. Muore, tendendo le braccia e aprendo le mani, in un ultimo grido silente, quasi nel tentativo disperato di voler ricevere quello che ancora non ha trovato.
Teatro Litta, Corso Magenta 24, Milano
02 86 45 45 45
Prenotazioni e prevendita da lunedì a sabato dalle 15:00 alle 19:30-
Orari: da martedì a sabato ore 20:30 – domenica 16:00 – lunedì riposo – Durata: 2 ore con intervallo –
Biglietti: intero 21€, ridotti 15/11€
CALIGOLA
di Albert Camus – adattamento e regia Corrado d’Elia – assistenti alla regia Marco Brambilla e Marco Rodio – con Corrado d’Elia, Giovanna Rossi, Alessandro Castellucci, Andrea Bonati, Marco Brambilla,
Cristina Caridi, Giovanni Carretti, Andrea Tibaldi, Gianni Quillico, Marco Rodio, Chiara Salvucci – traduzione Franco Cuomo – scene Fabrizio Palla – tecnico luci Marcello Santeramo – tecnico audio
Mario Bertasa – foto di scena Angelo Redaelli